Tasse, aumenti in Abruzzo: la manovra extra vale 40 milioni di euro. Cambiano i parametri: il ceto medio pagherà di più

Interventi per il disavanzo della sanità. La Regione cambia le ipotesi delle aliquote: ecco chi dovrà pagare di più. Ma dalla Lega arriva l’altolà all’aumento dell’aliquota per il ceto medio e chiede a Marsilio un vertice bis
PECARA. La manovra anti-deficit della sanità cambia volto nell’arco di un giorno. Ora costa 40 milioni di euro agli abruzzesi. La Regione ha infatti deciso di abbassare ancora di più le tasse ai meno abbienti e di alzarle al ceto medio. La prima aliquota dell’Irpef (da 0 a 28mila euro di reddito) scende dello 0,1% e passa da 1,73 a 1,63%. La seconda, invece, sale dello 0,6%, e quindi aumenta dal 2,63 a 3,23% per chi ha un reddito fino a 50mila euro. Mentre la terza aliquota, riferita a redditi superiori ai 50mila euro l’anno, resta invariata al 3,33%. Ma queste ipotesi, da portare martedì prossimo in giunta, non convincono la Lega che ha dato l’altolà a Marco Marsilio, chiedendogli di convocare una nuova riunione di maggioranza, dopo che quella precedete è finita in lite tra il governatore e la consigliera leghista, Carla Mannetti. Il nuovo vertice, dice la Lega, dovrà esserci prima del via libera alla manovra da parte della giunta. La strada per azzerare il disavanzo delle Asl si fa meno semplice per il presidente della Regione che, due giorni fa, nell’intervista esclusiva al Centro e Rete 8, ha avvisato gli alleati di Forza Italia e Lega che chi non voterà la manovra esce dalla maggioranza. Da Forza Italia ha ricevuto un sì condizionato, mentre la Lega gli ha dato lo stop bocciando gli aumenti per il ceto medio di cui il Carroccio si fa garante.
IL DOCUMENTO «La Lega Abruzzo chiede che venga convocata una nuova riunione di maggioranza prima del passaggio della manovra in giunta così da presentare le proprie proposte, dal momento che non è stato possibile farlo nel precedente tavolo. Proposte ben precise che vanno dalla tutela delle aree interne e dei suoi presidi sanitari alla rimodulazione dell'aliquota Irpef più elevata». È quanto emerso dall'incontro del direttivo regionale, svoltosi ieri a Pescara, per valutare la manovra che taglia i deficit delle Asl. Presenti fra gli altri, oltre al coordinatore regionale Vincenzo D'Incecco, al vice presidente della giunta regionale Emanuele Imprudente e al consigliere regionale Carla Mannetti, il sottosegretario Luigi D'Eramo e l’onorevole Alberto Bagnai. «Le aree interne rappresentano una risorsa strategica per la regione. Vanno quindi salvaguardate così come i loro presidi. Sulla questione tasse, prendiamo atto che, con l'annuncio dell'abbassamento dell'aliquota minima dall'1,73% all'1,63%, esattamente come avevamo pensato e avanzato noi, è stato fatto un primo passo in avanti. Ma non basta», si legge sul documento diffuso in serata dal partito di Salvini. «Chiediamo che ci sia una rimodulazione anche dell'aliquota più alta e la finalizzazione dell'extra gettito alla sanità». Cioè di quell’aliquota che il governatore, nelle ore che hanno preceduto il vertice leghista, ha deciso di aumentare. Non a caso, sul documento dei salviniani d’Abruzzo si legge che: «A proposito di sanità, occorre maggiore condivisione politica sul management delle Asl e, dunque, sulle scelte future dei manager e sul loro operato. Fra le nostre proposte, l'utilizzo dei fondi comunitari Fsc per la sanità e inoltre l'istituzione di una cabina di regia politica su bilancio regionale e bilancio della sanità. Da parte della Lega sì al ripianamento del debito, sì al controllo della spesa, senza però trascurare il diritto alla salute e la centralità del cittadino». Sappiamo che Marsilio e D’Incecco si sono già sentiti. E che il primo non ha sbattuto la porta in faccia all’alleato. Nessuno può escludere un rinvio a mercoledì della giunta che deciderà le nuove tasse regionali.
LE NUOVE ALIQUOTE Nella versione di due giorni fa, la manovra avrebbe portato 60 milioni freschi nelle casse della Regione, più che sufficienti per pareggiare i conti con il disavanzo residuo e complessivo delle Asl. Nella nuova ipotesi, però, la Regione rinuncia a 20 milioni di euro di tasse da prelevare ad una platea pari all’85% degli abruzzesi con redditi inferiori ai 28mila euro l’anno. Questi 20 milioni sono l’effetto dello 0,1% in meno in aliquota. Ma è prevista una compensazione sul fonte del ceto medio, con un aumento dello 0,6% dell’aliquota, che permette alla Regione di ottenere un saldo positivo di 40 milioni di euro: un montante che, altrimenti, sarebbe stato di 25 milioni. Così i conti tornano. Sempre che la Lega sia disposta a cedere. Il punto politico ora è questo. LE SIMULAZIONI Si tratta di stime, ed è doveroso precisarlo prima di inoltrarci nell’elenco delle simulazioni degli aumenti o le diminuzioni delle tasse, calcolate con le nuove ipotesi di aliquote. Va peraltro precisato che il meccanismo di calcolo segue le regole della “progressività degli scaglioni”. Significa, ad esempio, che per un reddito alto di 60mila euro, i primi 28mila sono gravati da un’aliquota dell’1,63%; i successivi 22mila dall’aliquota del 3,23% ed i restanti 10mila euro dal 3,33%. Passiamo agli esempi: per un reddito di 15.000 euro, la tassa scende di 1,25 euro a mese; per 28.000 è di meno 2,3 euro/mese; 40.000 + 7 euro/mese; 50.000 +20 euro/mese ; 60.000 + 35 euro/mese; 70.000 + 41 euro/mese; 80.000 + 70 euro/mese; 90.000 + 83 euro/mese e, infine, per un reddito di 100.000 euro la tassa extra è di 96 euro al mese.
LE PAROLE DI MARSILIO. Ma il disavanzo della Asl c’è, e va azzerato prima del tavolo di verifica interministeriale fissato per l’11 aprile prossimo a Roma. Lo ha spiegato in modo chiaro Marsilio, nell’intervista rilasciata al Centro e Rete 8. «Parliamo dei numeri veri», ha esordito. «Le Asl ricevono una cifra importante, quasi 2 miliardi e 800 milioni l’anno e chiuderanno i bilanci con qualche decina di milioni di avanzo (avrebbe dovuto dire disavanzo, ndr). Stiamo parlando del 2, massimo 3 per cento. Come dire: abbiamo dato all’azienda cento da gestire ma il manager ne ha spesi 103. Sfido chiunque, un’azienda, una attività commerciale o, semplicemente, una famiglia, a dire che in questi anni non ha dovuto fronteggiare un 2, 3 per cento di costi in più, anche solo parlando della bolletta elettrica. Nell’ultimo anno, per gli ospedali, solo il costo dell’energia ha portato a venti milioni in più di spesa...».