Abruzzo

Tasse e sanità, Marsilio: «Per 7 abruzzesi su 10 meno imposte o niente aumenti». Il Pd: «Con che faccia parla di equità fiscale?»

25 Marzo 2025

Il presidente della Regione Abruzzo illustra la manovra fiscale che aumenta le tasse regionali e assicura: «Riguarderà solo chi ha alti redditi.  Alcuni professori delle opposizioni non hanno capito la manovra»

L’AQUILA. La Giunta regionale abruzzese ha deliberato, con un provvedimento votato all'unanimità, l'aumento delle tasse per coprire il buco nella sanità del 2024, secondo il metodo a scaglioni di reddito introdotto dal governo nazionale. L'aliquota unica dell'addizionale regionale all'Irpef è pari all'1,73%: le nuove prevedono l'1,63%, quindi una diminuzione per i redditi fino a 28mila euro annui, l'innalzamento al 3,23% per i redditi da oltre 28mila fino a 50mila e del 3,33% per quelli superiori a 50mila. Lo ha reso noto il presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, di FdI, nel corso di un lungo intervento in una conferenza stampa convocata all'Aquila. Il provvedimento ora passa al vaglio del Consiglio regionale che dovrà dare l'approvazione definitiva. 

"Credo sia una manovra di equità, quindi non una stangata sul ceto medio, come dicono alcuni professori delle opposizioni che non hanno capito la manovra fiscale", ha dichiarato Marsilio. “La nostra è una scelta equa e responsabile, per 7 abruzzesi su 10 meno tasse o non subiranno aumenti”, ha spiegato. ”In Abruzzo pagherà di più solo chi può permetterselo, una scelta concreta per rafforzare i principi di equità e giustizia sociale". "Questa riforma dimostra che è possibile coniugare rigore e giustizia sociale. Abbiamo scelto”, ha proseguito, “di alleggerire la pressione fiscale su oltre il 70% degli abruzzesi, sostenendo le fasce più fragili, i lavoratori e il ceto medio. L'Abruzzo tutela i più fragili e investe nel futuro. Un fisco più giusto deve essere una realtà concreta per la nostra Regione che ritengo possa essere comprensibile dalla popolazione abruzzese. Chiediamo oggi un sacrificio solo a chi è in grado di farlo".

Con questa operazione, la Regione Abruzzo stima un maggior gettito di circa 44,7 milioni di euro. Il governatore ha messo a tacere le polemiche nella sua maggioranza in seno alla quale in molti non erano d'accordo con l'aumento: "Non ci sono bracci di ferro tra partiti o guerre tra Giunta e Consiglio", ha chiarito. “Se ci saranno proposte valide le valuteremo".

Immediate le reazioni. "Le dichiarazioni con cui Marsilio stamattina in conferenza stampa ha ammantato di propaganda il salasso fiscale che sta propinando agli abruzzesi fanno crescere l'indignazione. Ci vuole coraggio per parlare di equità, di fronte ad un aumento delle tasse per coprire il buco di una delle sanità peggiori d'Italia. Ci vuole coraggio per parlare di redistribuzione, di fronte a una manovra che ha come effetto quello di incrementare il gettito fiscale (+44 milioni) per fare cassa." Lo afferma Daniele Marinelli, segretario regionale Pd Abruzzo assieme ai consiglieri regionali del Pd Abruzzo. "È surreale ascoltare Marsilio che cita l'Emilia Romagna per dire che loro sono fortunati ad avere molte città allineate sulla Via Emilia, oppure per improvvisare uno spericolato paragone con l'Abruzzo: ci diano la qualità delle cure e della sanità pubblica dell'Emilia Romagna e poi potremo eventualmente ragionare di come e quanto i contribuenti pagano alla Regione per sostenere il sistema sanitario. Qui abbiamo, nostro malgrado e per colpa loro che governano da oltre 6 anni, una delle sanità peggiori d' Italia. La confusione regna sovrana: venerdì scorso Marsilio aveva dichiarato in tv che "l'85% degli abruzzesi pagherà meno tasse"; oggi siamo al 72% ma perfino le tabelle colorate del governatore non possono nascondere che la diminuzione sui redditi bassi (2,33 euro al mese nella migliore delle ipotesi) sono uno specchietto per le allodole che nasconde una mazzata per i ceti medi ed è così insignificante da sembrare una provocazione, e fa il paio con quella del governo Meloni sull'aumento di 2 euro delle pensioni minime. Le stesse famiglie, alle prese con lunghissime liste di attesa, sono costrette a sborsare centinaia di euro per le visite mediche dai privati. In alternativa sono costrette ad andare fuori regione (per esempio nella già citata Emilia Romagna), nel peggiore dei casi (120.000 persone) rinunciano a curarsi".