no ombrina
Trivelle, si mobilitano sindaci e comitati
Presentato il ricorso al Tar Lazio contro l’utilizzo dell’air gun nelle ricerche petrolifere della società Spectrum
TERAMO. In attesa del ricorso della Regione contro il decreto pro-Ombrina mare, venerdì scorso la Provincia di Teramo, sette Comuni della costa teramana e due Comuni marchigiani, Cupra Marittima e Pedaso, hanno presentato un ricorso al Tar Lazio, preparato dall’avvocato Paolo Colasante, contro il decreto che autorizza la società inglese Spectrum all’utilizzo della tecnica dell’air gun nelle ricerche petrolifere (“bombe” di aria compressa sparate sui fondali). Un problema non solo abruzzese: dal 3 al 12 giugno il ministero dell’Ambiente ha emanato 11 decreti per altrettanti progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell’air-gun che interessano oltre tre milioni di ettari di mare tra Rimini e il Salento. «Quando la politica non trova una sintesi, allora c’è la via giudiziaria», ha commentato il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino presente in conferenza stampa insieme ai sindaci Ennio Pavone di Roseto e Robert Verrocchio di Pineto. «Non siamo quelli del no a prescindere, qui il ragionamento è lucido: il petrolio dell’Adriatico non rappresenta una soluzione né ai nostri problemi né a quelli del Paese e compromette, invece, comparti economici sui quali le comunità dell’Adriatico fondano la loro identità».
«Mentre Obama lancia una vera e propria svolta green» ha affermato Marco Santarelli, direttore Istituto di ricerca Network, «noi guardiamo al passato. Invece di investire nelle energie rinnovabili che negli ultimi dieci anni hanno contribuito a cambiare il sistema energetico italiano e nel 2014 hanno soddisfatto il 38,2% dei consumi elettrici complessivi si continua a puntare sul petrolio e a investire sulle trivelle facili». Spiega il costituzionalista Enzo Di Salvatore, consulente degli enti locali: «Il ricorso poggia su quattro diversi motivi, il principale dei quali è dato dalla palese violazione del limite delle 5 e delle 12 miglia marine; e ciò sebbene nel decreto di compatibilità si affermi che le tutte le attività di ricerca degli idrocarburi “si collocano al di fuori della fascia di tutela”». Particolarmente colpite dalle attività di ricerca che la società Spectrum svolgerà entro le 5 e le 12 miglia marine risultano essere, secondo Di Salvatore, il Molise (le Isole Tremiti e Termoli), l'Abruzzo (Vasto, San Vito Chietino, Ortona, Francavilla al Mare), soprattutto la Regione Marche (Pedaso, Cupra Marittima, Senigallia, Fano) e la Puglia (in special modo Otranto). «Nel 2010», continua il costituzionalista, «il decreto Prestigiacomo aveva vietato ogni attività di ricerca e di estrazione del petrolio entro le 5 miglia marine. Il decreto sviluppo del 2012 ha successivamente esteso il divieto di ricerca del gas e del petrolio alle 12 miglia marine, stabilendo due sole eccezioni: esso non avrebbe riguardato le autorizzazioni già rilasciate e i procedimenti in corso alla data del 26 agosto 2010». La richiesta presentata al ministero dello sviluppo economico dalla società Spectrum - finalizzata alla ricerca di gas e petrolio nell'Adriatico - risale, invece, al 26 gennaio 2011, e cioè ad una data per la quale doveva ritenersi applicabile il divieto stabilito (retroattivamente) dal decreto sviluppo. «Va comunque osservato», continua Di Salvatore, «che il decreto Spectrum viola comunque il decreto Prestigiacomo del 2010, in quanto, in alcuni casi, consente che le attività di ricerca si svolgano persino entro le 5 miglia». (a.d.f.)
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