Un “frullato” di piastrine per l’artrosi del ginocchio

La tecnica innovativa viene utilizzata nell’ospedale clinicizzato di Chieti Abate: sfruttiamo le capacità di queste cellule di liberare fattori di crescita
CHIETI. L'artrosi al ginocchio è una delle patologie più diffuse e invalidanti. Si tratta di una degenerazione cronica della cartilagine che riveste le articolazioni, colpisce a qualsiasi età ma è più comune nelle persone con più di 45 anni e in coloro che hanno praticato sport usuranti. Chi ne soffre si trova a ridimensionare la propria qualità di vita, iniziando proprio dall'attività fisica. Dalla scienza arriva un'arma in più per combatterla: il plasma arricchito di piastrine (Prp).
La tecnica viene praticata con ottimi risultati nell'ospedale clinicizzato di Chieti. «Il plasma arricchito», spiega Michele Abate, fisiatra nell'unità operativa di Ecografia internistica, «sfrutta la capacità delle piastrine di liberare alcuni fattori di crescita che potenzialmente favoriscono la guarigione tissutale. E' stato inizialmente utilizzato in chirurgia estetica, poi nel trattamento delle ulcere nei pazienti diabetici, ora è approdato in ortopedia, dove viene utilizzato non solo per la cura di patologie ossee ma anche tendinee».
Proprio la capacità dimostrata di interferire nei meccanismi di riparazione tissutale ha costituito la base per l'utilizzo del Prp, chiamato anche gel piastrinico. Si tratta di piccoli frammenti cellulari ricchi di granuli contenuti nel sangue periferico che elaborano, immagazzinano e rilasciano, quando sono attivati, numerosi fattori di crescita capaci di stimolare la replicazione delle cellule di origine mesenchimale. «L'artrosi ha quattro gradi, che vanno da quello iniziale a quello più grave», spiega Abate, «la terapia con Prp funziona soprattutto nei due gradi intermedi. E' bene sottolineare però, che si interviene con le infiltrazioni di plasma arricchito in caso di fallimento delle terapie conservative: diminuzione del peso, utilizzo di farmaci analgesici, riposo dell'articolazione, terapie strumentali ed esercizi specifici, ma anche terapie a base di cortisone o di acido ialuronico. Se tutto questo non funziona, e prima del ricorso alla chirurgia, si può tentare con il Prp».
La fascia di età in cui il trattamento risulta più efficace è quella che va dai 40 ai 70 anni, perché le piastrine sono più efficienti e lavorano meglio. Altre variabili che il medico terrà in considerazione sono la numerosità delle piastrine e la loro funzionalità. Non ci sono grandi limitazioni all'uso di plasma arricchito: non bisogna essere affetti da gravi patologie come malattie del sangue, tumori, e malattie infiammatorie sistemiche come l'artrite reumatoide. Sono delle controindicazioni anche lo stato di gravidanza e l'allattamento.
Il trattamento è sicuro, come conferma Abate. «Non c'è nessun rischio di creare tumori», spiega il medico, «perché le cellule sono anucleate, quindi non c'è nessuna trasmissione genetica. Nessun rischio neppure per le malattie infettive perché le cellule sono autologhe». I miglioramenti ci sono. «Il dolore si riduce perché si riduce l'infiammazione», continua l'esperto, «e migliora anche la funzionalità dell'articolazione». L'infiltrazione viene effettuata nel ginocchio con una normale siringa. «Il dolore che si ha è solo transitorio, sparisce nell'arco della giornata», assicura il medico. Un ciclo di trattamento con plasma arricchito dura tre settimane, con una infiltrazione ogni sette giorni. Il ciclo si può anche ripetere, a distanza di sei mesi. E' poi importante ricorrere a una riabilitazione funzionale con un fisioterapista. E il futuro qual è? «Abbiamo visto che l'acido ialuronico mischiato con le piastrine ne incrementa gli effetti positivi», conclude Abate, «ma per questo bisognerà aspettare ancora qualche mese». Insieme ad Abate, tra i referenti di questa tecnica innovativa c'è Sandra Verna del Trasfusionale. I risultati ottenuti nell'ospedale teatino sono infatti frutto del lavoro di squadra tra l'unità di Ecografia internistica diretta da Cosima Schiavone, il reparto di Ortopedia di Vincenzo Salini e il servizio Trasfusionale guidato da Patrizia Di Gregorio.
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