Veleni a Piano d'Orta: «Tocca a Edison intervenire»
Inchiesta sull’arsenico sotto le case: otto anni dopo il sequestro dei terreni un’ordinanza della Provincia di Pescara individua chi deve salvare l’area inquinata
BOLOGNANO. Ha impiegato otto anni, la Provincia di Pescara, per individuare il responsabile della contaminazione del sito di Piano D’Orta di Bolognano, dove le case sono costruite sull’arsenico dell’ex Montecatini. Otto anni dal 2007 quando la procura di Pescara aprì la prima inchiesta, sequestrò 26mila metri quadrati inquinati anche da piombo, zinco e altre sostanze con concentrazioni di migliaia di volte fuorilegge, fino al 2015, quando il Tar Pescara ha invitato l’ente a applicare l’articolo 244 della legge 152 del 2006 che impone alla Provincia di darsi da fare subito. Come? Individuando il responsabile dell’inquinamento e diffidandolo a eseguire la caratterizzazione del terreno, la messa in sicurezza e, se il rischio ambientale è alto, anche la bonifica. La costosa bonifica. Due anni fa, la Provincia lo ha fatto indicando la società Edison Spa come responsabile storico della contaminazione. Storico perché ha ereditato la bomba ecologica dall’ex Montecatini, la fabbrica di acido solforico di Piano d’Orta chiusa nel 1965. Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara, dopo aver letto l’indagine giornalistica del Centro sul sito di Piano d’Orta e dell’apertura di un nuovo fascicolo da parte della procura di Pescara, scrive che «la Provincia si è prontamente attivata per il risanamento ambientale dell'area ex Montecatini, oggetto di un recente esposto in Procura e alla Corte dei Conti da parte del Movimento 5 Stelle». E spiega che «per l'area, inclusa nel Sito di interesse nazionale (Sin) denominato Bussi sul Tirino, la Provincia, nel settembre del 2015, ha emanato un’ordinanza nei confronti di Edison Spa per l'avvio delle procedure prescritte dal codice dell'Ambiente». La Edison è però ricorsa al Tar, ma, continua Di Marco, «la società, di fronte alle puntuali e rigorose contestazioni dell'avvocato Matteo Di Tonno, incaricato dalla Provincia, ha rinunciato alla discussione del ricorso». E si è attivata. Ma secondo Di Marco: «Parlare di un obbligo di bonifica è tecnicamente improprio trattandosi di un'attività che costituisce l'extrema ratio cui far ricorso solo in presenza di determinate condizioni di inquinamento. La normativa prevede, invece, una serie di ulteriori interventi ugualmente ritenuti idonei a garantire la sicurezza dei luoghi e della salute, quali il monitoraggio del piano di caratterizzazione, la messa in sicurezza, la riparazione e ripristino ambientale. La Provincia ha provveduto affinché la Edison le svolga». Il tempo sta per scadere: tutto dovrà concludersi entro il 15 ottobre.