Zia Pia, i terremoti e le guerre
Ha 103 anni, è sistemata nella tendopoli e dispensa ricordi.
TUSSIO. Sono pochi quelli che si ricordano del terremoto del 1915 che colpì la provincia dell’Aquila, in particolar modo il bacino di Avezzano, con ripercussioni anche sul capoluogo. All’epoca, Pia Maria Loreta Carosi - conosciuta in tutto il paese come zia Pia - aveva nove anni, oggi ne ha quasi 103.
Nata l’8 di settembre del 1906, non ha mai lasciato il paese natale, neanche nei tempi difficili a cavallo dalle due guerre, quando tutta la famiglia viveva comprando e vendendo sale, facendo spola tra Tussio e L’Aquila.
Quattro ore ad andare e quattro ore a tornare, in un carretto trainato da un mulo.
«Mio padre - racconta zia Pia - nascondeva dei pacchi di pasta tra un sacchetto di sale e l’altro per dare a tutti noi la possibilità di mangiare un po’ di più». Del terremoto del 1915 è rimasta la grande paura, all’avvertire la scossa. Nella mente di zia Pia, però, i ricordi di quel terremoto si confondono però con quelli della guerra italo-turca che fu combattuta in quegli anni tra per la conquista della Tripolitania e la Cirenaica. «Ho avuto paura - ricorda in ogni caso- mio padre ci fece uscire e rimanemmo fuori tutta la notte».
Lunedì sera, è stato diverso. La scossa, per quanto forte, non ha spaventato la vecchietta più di tanto: è rimasta a dormire, quasi come si trattasse di una specie di sogno.
«Fosse per lei sarebbe rimasta a dormire - dicono i nipoti nella tendopoli di Tussio - e avrebbe continuato a fare la vita di sempre senza neanche pensarci a lasciare casa». Buona vita semplice, scandita dal ritmo delle faccende di casa. Dal rubinetto dell’acqua. E dal rumore delle pagine del quotidiano “Il Centro” che lei ama sfogliare tutti i giorni.
Nata l’8 di settembre del 1906, non ha mai lasciato il paese natale, neanche nei tempi difficili a cavallo dalle due guerre, quando tutta la famiglia viveva comprando e vendendo sale, facendo spola tra Tussio e L’Aquila.
Quattro ore ad andare e quattro ore a tornare, in un carretto trainato da un mulo.
«Mio padre - racconta zia Pia - nascondeva dei pacchi di pasta tra un sacchetto di sale e l’altro per dare a tutti noi la possibilità di mangiare un po’ di più». Del terremoto del 1915 è rimasta la grande paura, all’avvertire la scossa. Nella mente di zia Pia, però, i ricordi di quel terremoto si confondono però con quelli della guerra italo-turca che fu combattuta in quegli anni tra per la conquista della Tripolitania e la Cirenaica. «Ho avuto paura - ricorda in ogni caso- mio padre ci fece uscire e rimanemmo fuori tutta la notte».
Lunedì sera, è stato diverso. La scossa, per quanto forte, non ha spaventato la vecchietta più di tanto: è rimasta a dormire, quasi come si trattasse di una specie di sogno.
«Fosse per lei sarebbe rimasta a dormire - dicono i nipoti nella tendopoli di Tussio - e avrebbe continuato a fare la vita di sempre senza neanche pensarci a lasciare casa». Buona vita semplice, scandita dal ritmo delle faccende di casa. Dal rubinetto dell’acqua. E dal rumore delle pagine del quotidiano “Il Centro” che lei ama sfogliare tutti i giorni.