Addio allo scrittore Mario Vargas Llosa, premio Nobel tra letteratura e politica

Aveva 89 anni, il figlio annuncia la morte sul suo account ufficiale di X. Molti sono i suoi romanzi in cui ha spesso denunciato le dittature, i soprusi e il colonialismo
LIMA. È morto ieri a Lima Mario Vargas Llosa, scrittore premio Nobel per la letteratura nel 2010. Aveva 89 anni. A renderlo noto è stato il figlio Álvaro sul suo account ufficiale di X. "Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace", ha scritto. Primo peruviano a vincere il Nobel per la Letteratura, Mario Vargas Llosa ha sempre creduto nella letteratura come impegno civile e visto nei demoni della scrittura una forza capace di trasformare la visione della realtà.
Protagonista della rinascita della letteratura sudamericana con il colombiano Gabriel Garcia Marquez, vincitore del premio Nobel nel 1982, insieme al quale è stato protagonista di una celebre polemica su Fidel Castro, Mario Vargas Llosa, ha ottenuto subito un grande successo nel 1963 con 'La città e i cani', considerato il suo capolavoro.
Giornalista, oltre che scrittore sempre impegnato, vincitore di numerosi premi letterari fra cui il Planeta, il Cervantes, il Principe de Asturias e in Italia il Grinzane Cavour nel 2004 e il Viareggio Versilia nel 2010, alla fine degli anni Ottanta, Mario Vargas Llosa è entrato in politica e nel 1990 si è candidato alle elezioni presidenziali in Perù, ma è stato sconfitto da Alberto Fujimori. Anche in politica ha sempre avuto una posizione fuori dagli schemi. ''In questa società ci sono certe regole, certi pregiudizi e tutto quello che non vi si adatta sembra anormale, un delitto o una malattia'' dice uno dei suoi aforismi.
E' stato vicino a Fidel Castro negli anni '50 per poi prendere le distanze dal leader cubano con dure critiche. Le opinioni su Castro furono anche motivo di grande polemica con Garcia Marquez sul quale Llosa nel 1971 aveva scritto una tesi di dottorato ma dal quale lo ha sempre distanziato la posizione dichiaratamente di sinistra dell'autore di Cent'anni di solitudine. Originario di Arequipa, in Perù, dove era nato nel 1936, ha trascorso i primi dieci anni a Cochabamba, in Bolivia, e ha sempre vissuto tra l'America Latina e l'Europa. Molti sono i suoi romanzi in cui ha spesso denunciato le dittature, i soprusi e il colonialismo. ''La finzione è sempre una denuncia, è la prova di una rivolta, perché il romanziere è un ribelle, un uomo indignato per un aspetto o l'altro della realtà'', scriveva nel 1969.
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