Attenti agli ingorghi. Anche sull’Everest
Un tempo chi sognava di evadere dalla vita di tutti i giorni, fantasticava di mete estreme come le isole Figi o l’Everest, il Tetto del mondo. Il turismo di massa, oggi, sta trasformando anche quelle oasi di pace in una dépendance del nostro piccolo inferno quotidiano. È di ieri la notizia, riportata dal sito internet Montagna.tv, che, di recente, in un solo giorno sono partiti in 200, tra alpinisti e guide sherpa, dal versante nepalese dell’Everest per raggiungere la vetta a 8mila metri. «Come prevedibile», scrive il sito, «si sono registrate code e ingorghi con attese di più di due ore. Un bollettino che sembra quello dell’Anas in agosto per attraversare il tunnel del Monte Bianco». Quella delle code sull’Everest è una situazione affatto eccezionale. Siamo avvertiti, dunque. Chi vuole provare il brivido delle vette altissime si prepari a un epilogo fantozziano. Non bastano più la palestra e una buona attrezzatura per sfangarla in alta quota. Bisogna farsi un po’ furbi. Viene da rimpiangere quei servizi sulle partenze intelligenti pubblicati in estate dai giornali, fino a pochi anni fa. Ma il rischio, allora come adesso, è lo stesso: se a dare ascolto ai consigli su percorsi alternativi e risvegli antelucani sono in molti, le vacanze al mare così come le scalate al Tetto del mondo, da intelligenti si trasformano puntualmente in stupide e degne del ragionier Ugo.
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