Coronavirus, medico guarito: patologia drammatica, il malato è solo

9 Aprile 2020

Parla il primario di Otorinlaringoiatria del San Timoteo, Giovanni Serafini, dopo venti giorni di terapia intensiva al Cardarelli di Campobasso

TERMOLI. «Questa malattia è drammatica perché il malato è solo, deve essere lasciato isolato e questo è la cosa peggiore. Purtroppo, è una regola giusta ma veramente difficile. Dura». Così, all'Ansa, il primario del reparto di Otorinolaringoiatria del San Timoteo di Termoli Giovanni Serafini, guarito dal covid-19 dopo circa 20 giorni trascorsi in terapia intensiva a Campobasso.

«È stato terribile. Mi sono sentito morire: se sono vivo è grazie alla professionalità e all'abnegazione dei colleghi del reparto di Terapia intensiva del Cardarelli. Sono loro che mi hanno salvato la vita. Sarò loro grato per sempre. Mi hanno curato benissimo. Non lo dimenticherò mai» aggiunge Serafini tornato nella sua abitazione, a Termoli, perché completamente guarito. «L'ultima cosa che ricordo è stato il dottor Flocco che mi diceva della necessità di intubarmi» racconta il dirigente medico. «Poi il nulla. Mi hanno svegliato dopo un periodo di buio ed è un momento in cui rivivi tanti episodi della tua vita. Ero in una dimensione strana in cui sentivo quando si avvicinavano gli operatori».

«Essere tornato a casa e poter parlare con mia moglie è qualcosa di straordinario» prosegue. «Mi sono reso conto che, in un attimo, può cambiare tutto: la tua vita, la tua famiglia, la tua dimensione. È stato un periodo terribile, non lo auguro al peggior nemico. Sono una persona sana che fa sport, non ho altre malattie o patologie non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Ora voglio solo dimenticare. Dopo tutto quello che ho vissuto posso dire che: restare a casa è l'unica cosa importante. Hanno fatto bene a imporre il distanziamento sociale e la permanenza in abitazione».