Facciamo attenzione all’attenzione

14 Novembre 2018

Non ha una giornata mondiale ad essa dedicata come la gentilezza, ma è una virtù tanto importante quanto, ormai, desueta. Parliamo dell’attenzione. Mentre, infatti, aumentano le parole che pronunciamo ogni giorno, diminuiscono quelle che siamo disposti ad ascoltare. È una sordità spirituale, la nostra, più che fisica. Crediamo fortemente in ciò che pensiamo e non siamo disposti a cedere di un millimetro sulle nostre ragioni. Ogni critica ci appare un affronto. Il narcisismo, malattia di questi anni confusi, mostra i muscoli attraverso due speculari difetti: la logorrea e l’incapacità di prestare attenzione alle ragioni degli altri. Alla negletta virtù dell’attenzione dedicò riflessioni mirabili Simone Weil. La filosofa e mistica francese la pose al centro della nostra capacità di metterci in relazione con gli altri e la divinità. «Ogni volta che si presta veramente attenzione si distrugge un po’ di male in se stessi», scrive la Weil. «Un quarto d’ora di attenzione così orientata ha lo stesso valore di molte opere buone. L’attenzione consiste nel sospendere il proprio pensiero, nel lasciarlo disponibile, vuoto e permeabile all’oggetto». L’attenzione richiede un esercizio quotidiano simile a quelli che facciamo per dimagrire o irrobustirci. Solo che i muscoli, in questo caso, hanno l’impalpabile consistenza del nostro spirito.
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