Giallini e il fascino della discrezione
C’è lo spot pubblicitario di un liquore che passa e ripassa, da giorni, in televisione. È una collezione di stereotipi sugli italiani: parliamo a voce troppo alta, siamo troppo passionali e così via. Lo spot, recitato in Inglese, si intitola “Too much”, troppo, e si conclude con la modella Emily Di Donato che commenta: è per questo che vi amiamo. Siamo sempre un po’ troppo, noi italiani, è vero: sia nel bello che nel cattivo tempo. Ma ci sono eccezioni: italiani che hanno fatto della discrezione della perduta virtù della sprezzatura un comandamento. È così un attore che ha raggiunto il successo alla bell’età di 55 anni, Marco Giallini, il commissario Rocco Schiavone della serie tv. Giallini incarna l’italiano che non rompe le scatole e non esibisce i suoi sentimenti. «La mia carriera è partita tardi», ha raccontato in un intervista a Vanity Fair. «Anche per colpa mia. Di provini, nella mia vita, ne avrò sostenuti cinque in tutto. Non andavo, mi dava fastidio bussare alle porte, non volevo vedere sul volto degli altri l'imbarazzo». Provare imbarazzo per l’altrui imbarazzo è un sentimento prezioso. Così come il pudore del dolore. Della moglie perduta sette anni fa, Giallini dice: «Le fotografie le ho a casa, ma non le guardo, non è roba per me perché lei è ovunque, nei ricordi, nelle stanze, nei viaggi a Barcellona che non farò più».
©RIPRODUZIONE RISERVATA