Il continente degli oggetti smarriti

15 Gennaio 2020

A ricordarci l’incostanza del mondo sono certi oggetti perduti che cerchiamo invano di trattenere dall’oblio con la fragile ragnatela dei ricordi. La scomparsa di questi oggetti avviene in maniera silenziosa. Spariscono senza che ce ne accorgiamo quasi. Chi ricorda l’ultima volta che ha infilato un gettone in un telefono; o acceso una sigaretta con un cerino; oppure aperto la portiera di un’automobile con una chiave? Gettoni, cerini, chiavi si smaterializzano e trasmigrano in un continente contiguo a quello reale, illuminato solo dalla crepuscolare luce della memoria, in cui le cose sono inafferrabili come i sogni e fatti della stessa sostanza ricca e strana. Il trapasso avviene sotto i nostri occhi, sbarrati ma incapaci di vedere subito la ferita sentimentale che quella scomparsa ci infligge. Altri oggetti sostituiscono quelli smarriti ma non medicano il sentimento di perdita che avvertiamo. È come se nella sparizione di quelle cose che tratteggiavano la cartina del mondo da noi conosciuto scorgessimo il presagio di più dolorosi e definitivi addii. È la nostra stessa mortalità che si specchia nell’evanescenza degli oggetti che hanno popolato a lungo la nostra vita. E lo sguardo della memoria che gettiamo su di loro è spesso quello di inconsapevoli fantasmi.
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