La disgrazia di fare tredici al Totocalcio
Le cose scompaiono lasciando dietro di sé una scia di parole che una volta le indicavano. Il nostro folklore è ricco di proverbi che il trascorrere del tempo ha reso incomprensibili per l’obsolescenza della vita materiale alla quale erano annodati in un rapporto simbiotico. È successo, per esempio, con il Totocalcio. Alla sepoltura della schedina tradizionale è sopravvissuto un modo di dire: fare tredici, cioè essere baciati dalla fortuna. Ma fare tredici per qualcuno è stato tutt’altro che un incontro con la buona sorte. È il caso di Martino Scialpi, un ambulante di Martina Franca in Puglia, che ha trascorso 38 anni nel tentativo di incassare la vincita di un miliardo di lire per un tredici realizzato una domenica di novembre del 1981. È morto ieri, Martino Scialpi, all’età di 67 anni, senza essere venuto a capo di un enigma che ne ha ossessionato i giorni e le notti. La vincita, infatti, non gli era stata mai riconosciuta perché il Coni sosteneva che la schedina non era mai giunta all’archivio del Totocalcio. Fino alla fine, Scialpi ha condotto una battaglia legale per venire in possesso di quel miliardo, che con la rivalutazione era lievitato a una decina di milioni di euro. Sulla sua storia aveva anche scritto un libro, «Ho fatto 13». Solo la morte ha interrotto il suo corpo a corpo con il destino che gli aveva prosciugato le tasche e avvelenato la vita.
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