La grazia di Roberto, capofamiglia a 18 anni
Ci sono storie che il setaccio difettoso della nostra attenzione non trattiene. Volti e nomi che scivolano via dal nostro radar interiore. Spesso anche le cronache mancano il bersaglio delle piccole faccende che raccontano lo stato della nostra salute emotiva più dei grandi avvenimenti. E’ il caso, per esempio, della storia di una ragazzo di 18 anni che ha accolto la sventura con la grazia di un santo medievale. Lui si chiama Roberto e vive a Spino d'Adda in Lombardia. Da figlio che era, Roberto è diventato il capofamiglia perché la madre è affetta da una grave patologia articolare, il padre ha avuto un infarto e la sorellina di 11 anni, ha una sindrome autoimmune difficile da gestire. Tutto è successo quando Roberto aveva 8 anni. «La vita ti insegna tutto, anche ad arrangiarti», ha raccontato al Corriere della Sera. «Ho cominciato a fare quello che fanno tutte le madri: di mattina mi sveglio e vado da mia mamma, se sta male sto a casa da scuola e resto con lei. Da piccolo, nelle emergenze, chiamavo mio padre al lavoro, parlavo con i suoi colleghi e gli chiedevo di tornare». Ogni sera, Roberto controlla il diario della sorella, per assicurarsi che abbia fatto i compiti. Roberto ha accettato il destino, la necessità di cui parla Simone Weil. Scriveva Cristina Campo: «Con lieve cuore, con lievi mani, la vita prendere, la vita lasciare».
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