Lavorare stanca (ma anche rubare)
Lavorare stanca, recita il titolo di una poesia di Pavese. Ma anche rubare non è una fatica da poco. Ne sa qualcosa un marocchino di 25 anni che ha visto fallire il colpo della sua vita perché...
Lavorare stanca, recita il titolo di una poesia di Pavese. Ma anche rubare non è una fatica da poco. Ne sa qualcosa un marocchino di 25 anni che ha visto fallire il colpo della sua vita perché sopraffatto dal sonno. È successo il 14 gennaio scorso nella Rinascente di Torino. L’uomo si era nascosto al momento della chiusura del grande magazzino e aveva iniziato ad arraffare abiti fra gli scaffali. «Si è vestito da capo a piedi con tutti indumenti di lusso», scrive l’edizione di Torino del quotidiano la Repubblica, «ha indossato persino biancheria intima griffata, togliendo con una pistola sparapunti le placche antitaccheggio. Poi, non contento, ha preso due borsoni e li ha riempiti di jeans, giubbotti, felpe, camicie, intimo da uomo e altri vestiti, tutti firmati, per un valore di oltre 21mila euro e, come da piano, li ha nascosti nel sistema di aerazione per tornare a prenderli prima di andare via». Alla fine non ce l’ha fatta più. Stanco, ha pensato di schiacciare un pisolino e si è steso sotto uno scaffale del reparto camicie con uno dei giubbotti che aveva intenzione di rubare come coperta. Il mattino dopo, sono stati gli impiegati della Rinascente a svegliarlo. A fregarlo è stato il sonno che, secondo Boccaccio, è «domatore de’ mali e parte migliore dell’umana vita», ma che per lui è stato il lasciapassare per l’arresto e il rimpatrio.
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