Nella notte di Natale la neonata Sila muore di freddo a Gaza

27 Dicembre 2024

Israele non interrompe le operazioni di guerra, uccisi cinque reporter in un raid. Intensificate anche le operazioni militari in Yemen.

ROMA. Mentre nel mondo si festeggiava la nascita di Gesù e si scartavano regali, in una tenda gelida vicino a Khan Yunis, nel sud di Gaza, la piccola Sila moriva di freddo, avvolta in un sudario bianco e stretta alla mamma che, con il poco latte del suo seno, cercava di calmare il pianto a dirotto della neonata.

Arriva dal campo profughi di Al Mawasi la storia più triste di questo Natale, un dramma purtroppo nient’affatto isolato nella Striscia, dove sempre meno bambini riescono a sopravvivere. Sila era nata solo da tre settimane e dopo l’ennesima notte sotto una tenda, riscaldata solo dai corpi dei genitori, «al mattino - ha racconta all’Ap il padre Mahmoud al-Faseeh - era priva di sensi, come un pezzo di legno», il piccolo faccino e le labbra livide. La sua tragica storia non è l’unica nel secondo inverno che Gaza vive sotto le bombe israeliane. Il primario di pediatria dell’ospedale Nasser ha raccontato che nei giorni scorsi «una bambina di tre giorni e un’altra di meno di un mese sono morte dopo il significativo calo delle temperature». Passare la notte dentro una tenda, poggiata sulla sabbia fredda, mentre fuori c’erano pochi gradi sopra lo zero è stato fatale per la piccola Sila proprio la notte tra il 24 e il 25. Così, mentre sembrano allontanarsi ancora una volta le speranze di un cessate il fuoco che consenta anche la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza, le operazioni di Israele nella Striscia non si fermano. La tv palestinese Al-Quds ha denunciato che cinque suoi giornalisti sono stati uccisi in un raid su Nuseirat.

Nel frattempo, come annunciato, il governo israeliano ha intensificato i suoi attacchi in Yemen e oggi ha bombardato, secondo quanto fatto sapere dall’Idf, le «infrastrutture utilizzate dal regime terroristico Houthi per le sue attività militari» presso l’aeroporto internazionale di Sanaa; le centrali elettriche di Hezyaz e Ras Kanatib e le infrastrutture nei porti di Hodeida, Salif e Ras Kanatib sulla costa. Almeno 4 i morti, secondo gli ex ribelli yemeniti. Ha rischiato la vita anche il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che era all’aeroporto di Sanaa e stava per imbarcarsi.