I 70 anni di Pruzzo. Quando a Teramo bocciò Fabio Grosso

Il 1° aprile il compleanno dell’ex bomber della Roma. E’ stato anche l’allenatore del Diavolo biancorosso.
Gol e rimpianti. La serie A è ricca di centravanti che hanno lasciato un'impronta nelle squadre in cui hanno giocato. Tra questi Roberto Pruzzo, uno di quei giocatori il cui gol scorre nelle sangue. Domani compirà 70 anni e per tutti è "Il Bomber". Un soprannome che gli è stato assegnato dai tifosi della Roma, squadra di cui ha fatto le fortune per anni, e che era, evidentemente, nel destino. Infatti, contro i giallorossi arriva il suo primo gol in serie A, con la maglia del Genoa. L'esordio nel massimo campionato risale a tre anni prima, nel 1973. Il Grifone retrocede, ma Pruzzo ne diventa il perno e, alla seconda stagione in cadetteria, guida i suoi alla promozione con tanto di titolo di capocannoniere con 18 gol. In Liguria, le sue giocate gli valgono il soprannome di "O'Rei de Crocefieschi". Pruzzo è pronto per il salto in una big: la Juventus è in prima fila, ma a spuntarla è la Roma di Anzalone.
L'impatto in giallorosso è complicato, tanto che il bomber chiede la cessione dopo sei mesi. Il vento in casa Roma, però, è cambiato: ai vertici c’è Dino Viola, che non molla e anzi rilancia convincendo Pruzzo e riportando nella Capitale Bruno Conti, mentre in panchina viene scelto Nils Liedholm. Conti e Pruzzo, già compagni al Genoa, fanno le fortune dei giallorossi. Bruno è perfetto per innescare Roberto Pruzzo che diventa una macchina da gol, tanto da vincere il titolo di capocannoniere per tre volte. Erano i tempi del duello Juve-Roma, la grande rivalità che ha caratterizzato il calcio italiano negli anni Ottanta. Il suo zampino è decisivo per la conquista di svariati trofei alla Roma, tra cui quattro Coppe Italia, ma, soprattutto, lo scudetto '82/'83. C’è la delusione della finale di Coppa dei Campioni persa all’Olimpico il 30 maggio 1984 contro il Liverpool. Lui comunque segnò la rete che portò la sfida oltre i tempi regolamentari. Ma il grande rimpianto di Pruzzo è il Mundial 1982, quello vinto da Bearzot. Lui segnava raffica, ma il ct aveva deciso di puntare su Paolo Rossi e così il centravanti della Roma non venne convocato per la Spagna per non fare ombra all’attaccante reduce dallo stop per il calcioscommesse. Un rapporto controverso quello tra Pruzzo e la maglia azzurra. La stampa sportiva, in particolare quella romana, premeva perché fosse lui il centravanti dell’Italia, ma Bearzot non si fece condizionare e portò in Spagna Selvaggi come 22°, pur di non creare pressioni a Paolo Rossi.
Una storia d'amore, quella tra il centravanti e la Roma, che in campo è durata dieci anni. Pruzzo è stato inserito nella Hall of fame del club capitolino nel 2012, e resta ancora oggi uno dei giocatori più amati. La Roma nel destino, perché il cerchio si chiude con un gol proprio contro la squadra della Capitale. Passato alla Fiorentina nella stagione '88/'89, infatti, Pruzzo segnerà il suo ultimo gol in carriera contro la Roma nello spareggio di Perugia per la qualificazione alla Coppa Uefa. Da allenatore poca fortuna: si ricorda un’esperienza Teramo in C2 ai tempi del compianto Romano Malavolta. Finita male e ricordata ancora oggi. Sì, perché fu Pruzzo a bocciare Fabio Grosso a Teramo. E rimandarlo a Chieti nella stagione 1999-2000. Pruzzo in panchina e Ciccio Graziani consigliere del compianto Malavolta. ©RIPRODUZIONE RISERVATA