Paola, la pescarese affetta da Sla: «L’incontro con Papa Francesco? Il giorno più bello della mia vita»

Il Pontefice scomparso e l’amore per i malati. Paola Mastrangelo racconta quel giorno speciale
PESCARA. Paola e Papa Francesco. L’ex docente e giornalista pescarese da 12 anni malata di Sla e il Pontefice venuto «dalla fine del mondo», scomparso a 88 anni nel giorno di Pasquetta, si sono incontrati nella folla di piazza San Pietro il 15 ottobre 2022. Entrambi in carrozzella, si sono stretti la mano e si sono guardati negli occhi. Paola Mastrangelo aveva il cuore che batteva all’impazzata. La malattia le impedisce di parlare (comunica con il mondo attraverso un puntatore oculare e spesso i suoi occhi devono fermarsi per la stanchezza), ma è stato papa Francesco a rassicurarla: un momento di condivisione del dolore che durerà per l’eternità.
Cosa le disse il Papa in quel momento così emozionante?
«Mi disse solo: “Forza”. E mi strinse forte la mano. Mi batteva forte il cuore quando me lo sono trovato di fronte. Mi ha preso la mano e mi ha guardato con i suoi occhi penetranti e mi ha sorriso. Avrei voluto dirgli tante cose ma purtroppo non parlo e non c’erano familiari con me che potessero aiutarmi a sostenere una conversazione. Mi disse solo: “Forza”.
È stato un incontro che aveva molto desiderato?
«Sono riuscita a realizzare il mio desiderio di incontrare papa Francesco il 15 ottobre 2022 in occasione dell’udienza in piazza San Pietro per la Fraternità di Comunione e Liberazione di cui faccio parte e per il centenario della nascita di don Giussani».
Quanto è stato difficile, per lei, quel viaggio verso la Capitale?
«È stata una impresa di fatica e di coraggio, per me e quelli che mi hanno accompagnato per andare a Roma in ambulanza, i volontari della Humanitas. Sono voluta andare anche contro il volere della mia famiglia, giustamente preoccupata per la rischiosità di un viaggio e di una intera giornata fuori casa, ma il mio desiderio di vedere papa Francesco è stato più forte. Grazie ai volontari di Humanitas e alle mie ex assistenti, ho potuto vivere emozioni indimenticabili. Sapevo che le difficoltà sarebbero state tante: la paura di tutti era che mi scaricassero le batterie del ventilatore o rompersi il poggiatesta della carrozzina, problemi che mi avrebbero messo in seria difficoltà. Ma ho chiesto a Gesù: “Tu sai quanto desidero andare all’udienza del Papa. Se vuoi che vada, fai in modo che io trovi il necessario: un’ambulanza, i soldi per pagarla e che le mie assistenti siano disponibili ad aiutarmi. Io ci metto tutto il mio coraggio, il mio cuore e la mia fede. Tu fai il resto”».
Altrimenti cosa avrebbe fatto?
«Altrimenti ero pronta a rinunciare e a seguirla in televisione. Ma Gesù non mi ha delusa. Mia sorella era particolarmente preoccupata, ma insieme alle assistenti, si sono dette disponibili a qualsiasi sacrificio pur di vedermi felice».
Che atmosfera si respirava quel giorno a due passi dal Vaticano?
«Una grande emozione tornare a Roma e in piazza San Pietro dopo nove anni di malattia trascorsi in casa, se si esclude qualche breve passeggiata al mare. I bellissimi canti del coro, essere lì in quella piazza gremita, in mezzo a tanti fratelli e sorelle del movimento e sentire il discorso del Papa pieno di affetto e incoraggiamento per la nostra Fraternità. Mi sembrava di sognare».
Che effetto le hanno fatto le parole del Pontefice?
«Come sempre le parole di Papa Francesco erano semplici ma toccavano il cuore. Noi malati eravamo posizionati in prima fila sul sagrato della basilica di San Pietro ma, a parte quel privilegio, non mi sarei mai immaginata di poter incontrare il Papa. Già ero felice così».
E invece.
«Invece, dopo aver percorso i quattro lati della piazza sulla papa-mobile, è sceso dalla vettura, l’hanno messo in carrozzina ed è venuto a salutare e benedire tutti noi malati. Il cuore mi batteva fortissimo».
Conserverà quel ricordo, quel tocco, quelle parole, quello, per tutta la vita: che emozione è stata?
«Ho trascorso la giornata più bella della mia vita da quando sono malata. Ero circondata dalla bellezza e da 60mila persone. Mi dicevo: non è possibile che io, che sto sempre distesa a letto, ora sia qui. Ho pianto di commozione tutto il tempo, specialmente quando sono venuti a trovarmi don Eugenio e Rosa, insieme a Ramzya e Dima, due amici kazaki. Mi basta il ricordo di quel giorno pieno di felicità in cui ho avuto l’onore e il privilegio di incontrare un Pontefice controverso ma che io ho sempre ammirato per avere scelto la semplicità come stile di vita e per la sua attenzione agli ultimi della società e ai malati. Come lui diceva: “Di fronte alla sofferenza, non servono parole, ma gesti concreti”».
Il Papa e la sua malattia, sempre mostrata e mai nascosta ai fedeli: che ne pensa?
«Come Giovanni Paolo II non ha mai esitato a mostrarsi nella sua fragilità. Senza alcun riguardo per la sua salute, papa Francesco ha voluto essere in mezzo al suo popolo fino all’ultimo giorno della sua vita. Sono rimasta profondamente colpita e commossa dall’omelia che Papa Francesco ha scritto per il Giubileo degli ammalati letta da monsignor Fisichella perché, nelle sue parole, ho riconosciuto la mia esperienza di malata di Sla che ha trovato nell’affidamento al Signore forza e serenità. Le parole che mi hanno colpito: “Con voi, carissimi fratelli e sorelle malati, in questo momento della mia vita condivido molto, l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno”. Per il Papa, la camera dell’ospedale e il letto dell’infermità possono essere luoghi in cui sentire la voce del Signore. Benedetto XVI, che ci ha dato una bellissima testimonianza di serenità al tempo della sua malattia, ha scritto che la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e che una società che non riesce ad accettare i sofferenti è una società crudele e disumana».
Quella stretta di mano con Francesco le ha dato davvero forza?
«Sono grata al Papa per le parole di affetto che ha avuto per tutti noi malati in quella circostanza». Quando ha saputo della sua morte, cosa ha pensato? «Che sarà difficile trovare un successore con una umanità e un amore per il suo gregge così grandi».
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