Picierno e gli incontri non dichiarati con la lobby israeliana di estrema destra

28 Marzo 2025

Il portale olandese Follow the Money ha rivelato l’attività di lobbying del gruppo di pressione Idsf, composto da ex militari e riservisti dell’esercito israeliano, che ha coinvolto almeno una ventina di eurodeputati. Tra questi anche Picierno, che non ha negato

Pina Picierno non ha a cuore soltanto la guerra in Ucraina. Lo scorso 20 novembre la vicepresidente dell’Europarlamento ha incontrato esponenti di spicco dell’Idsf (Forum sulla sicurezza e difesa israeliana), un gruppo lobbistico israeliano di estrema destra a favore della guerra a oltranza in Palestina e delle colonie in Cisgiordiania. Ciò è avvenuto al di fuori delle procedure di trasparenza previste in materia di lobbying. A riportarlo è l’inchiesta pubblicata dal portale olandese Follow the Money. A più di quarantacinque giorni dall’incontro Picierno non aveva ancora dichiarato di aver partecipato a questo meeting (atto che, va detto, è volontario), mentre l’Idsf, contrariamente alle normative del Parlamento europeo, non si era iscritto al portale della trasparenza, adempimento obbligatorio per poter entrare nella sede di Strasburgo. Ma c’è di più. Sempre secondo il sito olandese, il think tank geopolitico-militare ha cominciato la sua pressione sul Parlamento europeo un anno prima di quell’incontro, dimostrandosi in grado di contattare complessivamente una ventina di eurodeputati, tra cui anche degli elementi di spicco come Andrius Kubilius, il commissario europeo per la Difesa e lo spazio. Una storia che, dopo lo scandalo del Qatargate del 2022, rischia di gettare nuove ombre su quanto accade dietro le quinte a Bruxelles.

CHI E’ L’IDSF. C’è una bella foto dello scorso 20 novembre. Sullo sfondo la bandiera dell’Unione. Si vede Pina Picierno, eurodeputata Pd e vicepresidente del Parlamento europeo, sorridere accanto a due uomini. Si chiamano Elie Pierpz e Amir Avivi e sono esponenti di spicco di Idsf, un gruppo lobbystico israeliano di estrema destra. Questo think tank, composto da 35mila riservisti ed ex miltari israeliani, è noto per le sue posizioni estreme: nega l’esistenza dello Stato palestinese, sostiene apertamente le colonie israeliane in Cisgiordania, ha posizioni aggressive contro le Nazioni Unite, le ONG e gli aiuti umanitari destinati a Gaza. I suoi membri vantano anche una linea diretta col primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Su queste basi esercita attività di pressione fuori dal proprio Paese. Fino al 7 ottobre 2023, però, non aveva trovato grandi alleati a Bruxelles. Nel 2022 Avivi bollò l’Europa come “anti-semita” e “non-sionista”. D’altra parte, in merito al conflitto sino-palestinese l’Ue ha idee diametralmente opposte: è per la creazione dello Stato di Palestina ed è contrario alle colonie.

NUOVI AMICI. Dopo il pogrom ad opera di Hamas e il ritorno della guerra a Gaza, però, le cose per l’Idsf sono cambiate. A dirlo è lo stesso Avivi, a margine di una videconferenza. “Penso che abbiamo trovato molti amici in Ue”. Da allora il think tank si è imbarcato diverse volte in direzione Bruxelles. A testimoniarlo ci sono  le attività online dell’organizzazione. Secondo Follow the Money,  da allora il gruppo si è fatto una ventina di nuovi amici “segreti”, tra cui alcuni elementi di spicco, come Pina Picierno e Andrius Kubilius, attuale commissario europeo per la Difesa e lo spazio. L’inchiesta del sito olandese aggiunge un particolare ancora più grave: a seguito di questi incontri non dichiarati, gli europarlamentari hanno assunto posizioni in linea con quelle dell’Isdf. In altre parole, lobbying di successo senza trasparenza.

Follow the Money ha provato a contattare lo staff di Kubilius, che si è rifiutato di commentare. Sentita da Valori.it, invece, Pina Picierno ha risposto che “l’incontro è stato da me registrato secondo le normative di trasparenza del Parlamento Europeo” e che “l’oggetto è stato di natura espositiva da parte dell’associazione riguardo la situazione relativa al Medio Oriente e la connessione con la lotta all’antisemitismo in Europa”. L’eurodeputata ha quindi precisato che “in qualità di vicepresidente del Parlamento europeo le mie deleghe riguardano questi ambiti di lavoro. Questo non significa che condivida il pensiero di ogni associazione che incontro per ragioni istituzionali”.

SOTTO ALTRO NOME. Le informazioni ufficiali presenti sui canali del Parlamento europeo indicano che effettivamente un incontro con i rappresentanti di Idsf è avvenuto il 20 novembre 2024. Secondo fonti online, fino al 6 gennaio Picierno non ha dichiarato di aver partecipato a quest’incontro. Una procedura che per gli eurodeputati è auspicabile ma volontaria. Discorso diverso invece per L’Idsf, sul quale grava l’obbligo di iscriversi al Transparency register per accedere al Parlamento europeo. E invece ciò è avvenuto  soltanto otto giorni dopo, il 28 novembre. Come hanno fatto allora ad entrare? A spiegarlo ci hanno pensato gli stessi membri dello staff di Picierno, che hanno affermato che i rappresentanti di Idsf hanno avuto accesso attraverso un’altra organizzazione che, alla data del 20 novembre, era già registrata. Lo stesso stratagemma che, probabilmente, ha permesso al gruppo di entrare a Strasburgo in tutto il periodo precedente.

Pina Picierno è salita alle cronache di recente per essere stata tra i 10 dissidenti del Pd che in Europarlamento hanno votato a favore del piano di riarmo europeo, andando contro l’astensionismo deciso dalla segretaria Elly Schlein. Ha detto di averlo fatto sulla base di un principio: l’Ucraina e la sua democrazia vanno difesi, ad ogni costo. E la Russia è un nemico con cui non si può scendere a patti. Un’intransigenza che, però, la vicepresidente del Parlamento europeo non sembra aver adottato rispetto a quanto accade a Gaza.