Quattordici ore per salvare una vita
Quattordici ore, quanto dura una giornata da svegli. Quattordici ore sono quelle trascorse da una squadra di medici in sala operatoria, avendo fra le mani la vita di un uomo. È successo a Bologna. Un’équipe di chirurghi ortopedici dell’Istituto ortopedico Rizzoli e da cardiochirurghi e chirurghi toracici del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi hanno operato per quattordici lunghe ore un paziente di 40 anni affetto da un tumore maligno rarissimo e aggressivo. «È stato un intervento di altissima complessità», hanno spiegato, «l’unica possibilità di salvare il paziente, che presentava un quadro clinico considerato finora inoperabile». È successo quattro mesi fa. La notizia è trapelata solo ieri, insieme a un bilancio post-operatorio. Le condizioni del paziente, assicurano i medici, sono buone. È a uomini e donne come quelli che hanno trascorso quelle quattordici ore chiusi in una sala operatoria che dovremmo pensare quando parliamo di eroismo. Della sostanza eroica, infatti, quei dottori hanno non solo l’abnegazione ma anche l’inclinazione sempre più rara all’anonimato, quella forma sublime di sprezzatura che consiste nel fare il proprio dovere dimentichi di gloria e fama. Sono gli eroi civili che al frastuono delle dichiarazioni preferiscono il silenzio del lavoro ben fatto. Gli unici, preziosi eroi che ci restano.
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