Quei tatuaggi che sembrano un menu
Forse non lo sapete ma ci sono italiani che se ne vanno in giro con tatuate sulla pelle frasi come “riso con pollo” o “involtini primavera”. Per la verità non lo sanno neanche loro di portare a spasso sulla propria pelle l’ordinazione di un ristorante. Quei tatuaggi, infatti, sono scritti in thailandese, souvenir di viaggi in estremo oriente, frutto della fantasia di artisti locali in vena di scherzi. I tatuaggi che, un tempo, erano la seconda pelle di ergastolani e duri uomini di mare oggi sono diventati una moda per tutti. È difficile trovare un personaggio dello spettacolo o dello sport che non sfoggi almeno una rosa, un draghetto o una banalità di Osho. I problemi, però, iniziano con le scritte in lingue e alfabeti sconosciuti. Il rischio è di portare con orgoglio sull’avambraccio una frase come “sono un pirlone” scritta in ideogrammi cinesi. L’altro giorno nel programma “ Roma Triuno Triuno”, condotto dal Trio Medusa su Radio Deejay, sono saltate fuori le ultime stranezze in questo campo. Pensate: c’è chi si fa tatuare la locandina del Titanic, chi una bottiglia di Amaretto di Saronno e chi addirittura la faccia di Gigi D’Alessio. I gusti sono gusti, si sa. Ma forse ha ragione il Levitico (19:28) che vieta il tatuaggio come forma di idolatria. Sostituire Javeh con l’autore di “Apri le braccia”? Come diceva Bartleby: preferirei di no.
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