Quelle due vite di Gianni Morandi
Cadere, risorgere e iniziare una nuova esistenza è un’avventura che non capita a tutti di vivere. Uno di questi sopravvissuti si chiama Gianni Morandi che ha raccontato le sue due vite in una lunga...
Cadere, risorgere e iniziare una nuova esistenza è un’avventura che non capita a tutti di vivere. Uno di questi sopravvissuti si chiama Gianni Morandi che ha raccontato le sue due vite in una lunga intervista pubblicata, ieri, da 7, la rivista settimanale del Corriere della Sera. La prima vita è quella dell’istantaneo successo a 17 anni con canzoni che hanno finito per identificarsi con gli anni spensierati del boom economico. All’inizio degli anni ’70, la caduta e un oblio che lo portò a prendere in considerazione l’ipotesi di fare il ciabattino, il mestiere che gli aveva insegnato il padre da ragazzino a Monghidoro, il suo paese. Poi la risalita negli anni ’80: i nuovi successi, la televisione, la vittoria a Sanremo. A marcare il confine fra le due vite fu, nel 1971, un concerto al velodromo Vigorelli di Milano in cui doveva aprire per i Led Zeppelin ma fu scacciato dal palco a colpi di pomodori. Le montagne russe delle due esistenze gli hanno lasciato un senso amaro del presente: «Oggi vedi troppa gente egoista, capace solo di pensare al proprio giardino. Mentre io parlo con te non ti ascolto, sto già pensando a quello che ti voglio dire io, è tremendo. Invece se ti abitui ad ascoltare, è molto più bello». Il futuro? Per lui (e per noi tutti) è legato al filo di una speranza: «Io ho sempre fiducia che i nuovi ragazzi ci salvino. La speranza arriva sempre da loro».
©RIPRODUZIONE RISERVATA