Se i social sono la preghiera del mattino
L’ultimo gesto prima di dormire e il primo al risveglio è il nostro dito indice che pigia un tasto e scivola su una superficie di vetro. La superficie è quella dei nostri smartphone, i telefonini collegati con Internet e il teatro dei social in cui recitiamo la nostra parte. A stilare questo verdetto è il Rapporto Censis che, una volta all’anno, racconta che cosa siamo diventati come singoli e come popolo. L’ultima diagnosi, stilata pochi giorni fa, ci dice che il 50,9 per cento di chi possiede uno smartphone controlla il telefonino sia al risveglio che prima di addormentarsi. In dieci anni, la percentuale di chi usa uno smartphone in Italia è passata dal 15 al 73,8. «La diffusione su larga scala di una tecnologia personale così potente», dice il Censis, «ha contribuito a una piccola mutazione antropologica che ha finito per plasmare i nostri desideri e le nostre abitudini».
«La preghiera del mattino dell'uomo moderno è la lettura del giornale», sosteneva Hegel. «Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico». Il primo sguardo ai social al risveglio serve a controllare la solidità del nostro posto nel mondo e ha preso il posto della preghiera di cui parlava il filosofo tedesco. Siamo ormai come bambini che chiedono alla mamma di ripetere all’infinito che, sì, ci vuole bene, e che il mondo là fuori ci ama nonostante tutto.
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