Usiamo con cura le parole della vita
I nuovi inizi sono un’occasione da non perdere per mettere ordine nella nostra vita, nei nostri pensieri e nel modo di esprimerli. L’inizio di un anno è una di queste occasioni. E non c’è modo migliore per rassettare la casa sempre in disordine dei nostri pensieri che badare ai nomi che diamo alle cose. Dare un nome alle cose significa farle esistere. I nomi, infatti, sono preziosi quanto le cose, i pensieri che indicano. Secondo Walter Benjamin, il rapporto che intratteniamo con le parole è così intimo da rasentare l’immedesimazione. «L’uomo», scriveva il filosofo tedesco, «comunica la propria essenza spirituale nella sua lingua». L’uomo comunica quindi la propria essenza spirituale nominando tutte le altre cose. «Non temere, perché ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni», dice il profeta Isaia. Nel primo libro della Bibbia, quello della Genesi, la creazione del mondo inizia con il dare il nome alle cose: la luce, il mare. Confondere i nomi, degradarli, equivale a gettare il caos nelle cose che essi indicano e nei pensieri che noi proiettiamo sul mondo cercando di interpretarlo. È per questo che occorrono cautela e amore nell’uso che facciamo di queste combinazioni di lettere. Il rispetto per il mondo comincia dal rispetto per le parole che, nominandolo, lo creano.
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