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1 giugno

Oggi, ma nel 1947, a Roma, iniziava il suo percorso istituzionale Giulio Andreotti, esponente democristiano, come sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri (nella foto, particolare, a 28 anni alla scrivania del suo ufficio, il giorno dell'insediamento, immagine tratta dall'archivio capitolino Giulio Andreotti) del IV governo guidato dal leader Dc Alcide De Gasperi.

Andreotti, romano, classe 1919, manterrà l'incarico fino al 19 gennaio 1954 quando come presidente del consiglio sarà subentrato a De Gasperi, che lascerà il 17 agosto 1953, Giuseppe Pella, altro storico rappresentante scudocrociato. Prima di allora il futuro "Divo" era stato presidente della Federazione universitaria cattolica italiana, dal 1942 al 1944, avendo preso il posto di Aldo Moro. Prima ancora, dal 1939, era stato direttore del mensile della Fuci, che si chiamava "Azione fucina". Andreotti sarà il politico italiano col maggior numero di incarichi al massimo livello istituzionale: 7 volte presidente del consiglio, 32 volte ministro, considerando anche quelle ad interim. Nel dettaglio, alla guida di un dicastero sarà: 8 volte alla difesa; 5 agli esteri; 3 alle partecipazioni statali, benché ad interim; 3 al bilancio e programmazione economica, delle quali 1 ad interim; 3 all'industria, commercio e artigianato; 2 alle finanze; 2 all'interno; 2 ai beni culturali ed ambientali, ad interim; 2 agli interventi straordinari per il Mezzogiorno; 1 al tesoro; 1 alle politiche comunitarie, ad interim. Sarà anche presidente del consiglio europeo, dall'1 luglio 1990 al 31 dicembre dello stesso anno. Dopo l'esperienza d'avvio come sottosegretario alla presidenza del consiglio l'incarico successivo sarà proprio quello da ministro dell'interno, a soli 35 anni, dal 19 gennaio 1954 al 10 febbraio dello stesso anno, nel primo governo presieduto dal Dc Amintore Fanfani, della durata di appena 22 giorni. Dall'1 giugno 1991 al 6 maggio 2013, data della morte, a 94 anni, sarà senatore a vita, dopo essere stato deputato, dal 25 giugno 1946, all'assemblea costituente, al 31 maggio 1991, nella X legislatura repubblicana. Eletto sempre nel suo feudo, la circoscrizione di Roma-Latina-Viterbo-Frosinone, deterrà anche il record assoluto quale candidato ad aver raccolto il maggior numero di preferenze in Italia, in quattro occasioni elettorali: nel 1958, nel 1972, nel 1979 e nel 1987.

Non mancheranno i guai giudiziari, come il processo palermitano per concorso esterno in associazione mafiosa, i retroscena non sempre limpidi legati alla sua corrente, conservatrice e orientata a destra, nella Democrazia cristiana, chiamata Primavera, del 1954, che si scioglierà dopo la mancata elezione di Andreotti a presidente della Repubblica, il 28 maggio 1992, al posto dell'altro Dc Oscar Luigi Scalfaro. Democristiano di lungo corso, Andreotti allo scioglimento del partito della balena bianca, il 18 gennaio 1994, aderirà al Partito popolare italiano, che avrà Mino Martinazzoli come segretario, dove rimarrà fino all'11 febbraio 2001 quando passerà a Democrazia europea di Sergio D'Antoni.