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11 giugno

Oggi, ma nel 1922, veniva promulgata la legge 11 giugno 1922, numero 778, "Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico", che verrà poi pubblicata nella Gazzetta ufficiale del regno d'Italia, numero 148, del 24 giugno successivo.

Era il primo provvedimento normativo vero e proprio volto a difendere e a conservare il patrimonio ambientale nazionale oltre a tutelare il valore degli edifici legati a personaggi e vicende di grande rilievo culturale per il Belpaese. Era la derivazione, con qualche aggiustamento, del disegno di legge numero 204 presentato al Senato da Benedetto Croce, ministro della Pubblica istruzione del quinto governo presieduto da Giovanni Giolitti, nella tornata del 25 settembre 1920. Quella che passerà alla storia come "legge Croce per i beni ambientali" poneva per la prima volta, sulla scia delle legislazioni più progredite presenti in Europa, rigorosi criteri per la valutazione dei beni paesaggistici di valore e per porre i primi vincoli sostanziali ai fabbricati di pregio aventi valore storico ed artistico. Il discorso di presentazione ai senatori, che erano di nomina regia e quindi scelti prevalentemente per censo, a differenza dei deputati che venivano eletti come espressione della volontà popolare, era stato affrontato dal filosofo di Pescasseroli (nella foto, particolare, proprio del 1920), in provincia dell'Aquila, con estrema cautela: per tentare di non spaventare i grandi possidenti che vedevano nell'impianto del "suo" disegno di legge un potenziale pericolo posto a nocumento della loro proprietà privata benché ammantato da ragioni di carattere storico, culturale e paesaggistico. «Il disegno di legge», aveva tra l'altro sottolineato Croce in quel frangente, «si propone di tutelare le bellezze naturali e panoramiche, anzitutto imponendo l'obbligo ai proprietari, a norma dell'articolo 2, di presentare preventivamente alla Soprintendenza i progetti delle opere di qualsiasi genere che interessano gli immobili vincolati. E ciò, appunto, perché il Ministero sia posto in grado, dopo l'esame tecnico di tali progetti, di dare o di negare il permesso all'esecuzione dei lavori che si intende eseguire». E questo aveva allertato non poco i componenti del Senato.

L'abruzzese Croce, classe 1866, era un estremo difensore dei beni regalati dalla natura all'Italia. Era anche il cugino dell'onorevole di Alvito, in quel di Frosinone, Erminio Sipari, promotore del primo parco nazionale, quello d'Abruzzo, con sede legale proprio a Pescasseroli, che vedrà la luce ufficialmente l'11 gennaio 1923. Ma che era stato costituito, con direttorio provvisorio, il 25 novembre 1921 e che verrà inaugurato il 9 settembre 1922. Prima della proposta avanzata da Croce il 25 settembre 1920 esisteva solo la legge 23 giugno 1912, numero 688, con la quale si estendevano le disposizioni della legge 20 giugno 1909, numero 364, "Per le antichità e belle arti", di tutela monumentale anche a ville, parchi e giardini che presentassero concreto interesse storico e artistico. Quando Croce si era fatto avanti, quel 25 settembre 1920, col suo disegno di legge che rappresentava e continuerà ad essere il testo-cardine di una svolta politica, il suo proponimento era il culmine di un lungo processo che aveva mobilitato associazioni e politici, giornali e opinione pubblica, attraversando tra favorevoli e contrari, slanci di entusiasmo e feroci proteste, cinque legislature senza addivenire, fino ad allora, ad alcun risultato concreto.