Giuseppe Memeo punta la sua pistola calibro 22 contro le forze dell'ordine

TODAY

14 maggio

Oggi, ma nel 1977, a Milano, in via Edmondo De Amicis, veniva scattata la foto che diverrà l'immagine simbolo degli anni di piombo vissuti tragicamente nel Belpaese. Quella di Giuseppe Memeo, detto Terun, originario di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, del 1958, mentre a gambe divaricate e leggermente flesse impugnava a due mani, con le braccia tese in avanti, la sua pistola calibro 22, puntata ad altezza d'uomo, contro i rappresentanti delle forze dell'ordine.

Una scena altamente comunicativa, alla quale non servivano molte parole da aggiungere come didascalia, che veniva immortalata, da varie angolazioni, da cinque fotografi appostati in quella circostanza per ragioni di cronaca e che erano: Dino Fracchia, Paolo Pedrizzetti, Paola Saraceni, Marco Bini e Antonio Conti. Immagine talmente plastica da sembrare posata e non naturale, della quale si discuterà per giorni, poi per settimane e infine per decenni, che verrà pubblicata per la prima volta, il 16 maggio successivo, sulla pagina d'apertura del Corriere d'informazione, edizione del tempo del meneghino Corriere della sera, accanto alla notizia dell'omicidio del poliziotto Antonio Custra. Quest'ultimo era un vicebrigadiere del terzo reparto celere del capoluogo lombardo, originario di Napoli, classe 1952, assassinato dal militante della sinistra extraparlamentare Mario Ferrandi, poi passato in Prima linea, mentre prestava servizio d'ordine pubblico durante il corteo di militanti rossi del collettivo Romana Vittoria di Autonomia operaia, proprio di quel 14 maggio 1977. Esponenti della sinistra antagonista che sparavano senza troppe remore contro gli agenti in divisa antisommossa, manifestando con le armi in pugno il loro profondo dissenso contro la repressione propugnata dal governo democristiano guidato per la seconda volta da Giulio Andreotti e sfilando davanti al carcere di San Vittore per solidarietà verso due avvocati del Soccorso rosso milanese che erano stati arrestati due giorni prima, ossia Sergio Spazzali e Giovanni Cappelli.

La foto più nota di Memeo, componente di spicco dei Proletari armati per il comunismo della città ambrosiana, inizialmente erroneamente indicato quale presunto killer di Custra, col volto coperto dal passamontagna, veniva scattata da Pedrizzetti, fotoreporter posizionato sul marciapiedi di destra di via De Amicis, nel capoluogo lombardo trasformatosi in scenario da film western. L'iconica foto farà il giro del mondo e verrà ripresa da numerosi mezzi d'informazione. Diverrà uno dei fotogrammi rappresentativi della lotta armata in Italia, al pari del frame con il corpo senza vita dell'onorevole democristiano Aldo Moro, ritrovato riverso nel bagagliaio della Renault 4, a Roma, in via Michelangelo Caetani, il 9 maggio 1978. L'immagine dello sparatore Memeo a Milano verrà analizzata dettagliatamente nelle 166 pagine del volume intitolato "Storia di una foto. Milano, via De Amicis, 14 maggio 1977. La costruzione dell’immagine icona degli «anni di piombo». Contesti e retroscena", curato da Sergio Bianchi, che verrà pubblicato dalla casa editrice romana Derive Approdi, nel 2011.