19 novembre
Oggi, ma nel 1977, in tutta Italia, l’etichetta discografica romana RCA pubblicava il singolo “Mi vendo”, del cantautore capitolino Renato “Zero” Fiacchini, di 27 anni, come estratto dall’album “Zerofobia”, quarto lavoro inciso in studio, con testo dello stesso autore e musica composta con Mario Vicari in arte “Caviri”. Gli consentirà di guadagnare di diritto l’inserimento tra i pionieri del crescente genere glam-rock, non solo nel Belpaese, e di collocarsi certamente tra gli interpreti ritenuti dai critici tra i più originali ed anticonformisti nella scena italiana del momento.
Nel b-side del disco (nella foto, particolare, la copertina, con Zero immortalato nel tipico travestimento del tempo caratterizzato da cipria sul viso, guance rosse e vestito candido con paillettes, e il vinile) vi era la traccia “Morire qui”. Il 45 giri, a tratti dissacrante, avrà notevole successo, anche per trovate più melodiche come “Il cielo”, precederà “Triangolo”, singolo di punta dell’anno successivo, 1978, che sarà tratto dalla raccolta “Zerolandia”, e che rappresenterà il tormentone più iconico nella carriera dell’istrione dei Sorcini.
“Mi vendo” segnava la vera consacrazione dell’artista nel panorama musicale tricolore nonostante totalizzerà il settimo posto nella chart come massimo risultato di vendite. Il pezzo, il 31 dicembre successivo, chiuderà al numero 34 la classifica nazionale dei singoli, che sarà guidata da “Amarsi un po’”, di Lucio Battisti, ballata che sarà seguita dal futuro evergreen “Ti amo”, di Umberto Tozzi, in seconda piazza, e dalla suadente romanza “Solo tu”, dei Matia bazar, sul gradino più basso del podio.
Il 1976, invece, era stato l’anno della partecipazione al Festivalbar, alla tredicesima edizione, il 7 settembre, nell’Arena di Verona, con la canzone “Madame”, ma la vittoria era spettata a Gianni Bella, con “Non si può morire dentro” e il disco verde a Riccardo Fogli, per “Mondo”, che conquistava spazio da solista dopo aver lasciato i Pooh nel 1973.