TODAY

2 aprile

Oggi, ma nel 1985, a Pizzolungo di Erice, in provincia di Trapani, i sicari di Cosa nostra attentavano con un’autobomba - una Golf rubata due mesi prima ad Alcamo, imbottita con 50 chili di tritolo - alla vita del sostituto procuratore della Repubblica Carlo Palermo, che rimaneva illeso.

Nell’agguato perdevano però la vita Barbara Rizzo, di 30 anni, e i figli Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di 6 anni. Venivano dilaniati per errore, dall’esplosione. Contestualmente nello scoppio dell’ordigno (nella foto, particolare, la scena dopo la deflagrazione) rimanevano feriti: Rosario Maggio, Raffaele Di Mercurio, Antonio Ruggirello, Salvatore La Porta. Erano al seguito del giudice.

La Rizzo era a bordo della Volkswagen Scirocco con la quale stava accompagnando i bambini a scuola. L’auto si trovava, accidentalmente, accanto alla Fiat 132 che conduceva il magistrato da Bonagia di Valderice, dove alloggiava, al palazzo di Giustizia trapanese. La vettura, blindata, era seguita dalla Fiat Ritmo della scorta.

L’episodio destava enorme scalpore mediatico e rimarrà tra le ferite mai rimarginate della lunga storia dei rapporti sanguinosi tra la Repubblica e la criminalità organizzata. Gli esecutori materiali erano: Vincenzo Milazzo, Gioacchino Calabrò, Filippo Melodia, Baldassarre Di Maggio, Antonino Madonia. I mandanti: Salvatore Riina, Vincenzo Virga, Vincenzo Galatolo.

Margherita Asta, di 11 anni, dopo aver perso la madre ed i fratellini, porterà avanti l’attività antimafia con l’associazione “Libera”, prima nel circondario, poi si trasferirà a Parma. Poiché, il 30 aprile 2011, sposerà Enrico Maccagnini, di 37 anni, commercialista parmigiano, a Trapani, nella chiesa della Madonna di Lourdes, condotta all’altare da don Luigi Ciotti, fondatore di “Libera”.