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2 novembre

Oggi, ma nel 1900, a Cunansien, in Cina, 330 militari comandati dal colonnello dei bersaglieri  Vincenzo Garioni, alla testa del corpo di spedizione italiano in quel Paese, prendevano possesso della cittadina, nel contesto della rivolta dei Boxer, battendo sul tempo il drappello francese.

Originario di Montebelluna, in provincia di Treviso, di 44 anni, sarà già governatore della Tripolitania dal 2 giugno 1913, fino allo stesso giorno del 1914, della Cirenaica, dal 5 agosto 1918 al medesimo dì del 1919. Durante la grande guerra, inoltre, svolgerà anche la funzione di reggente ad interim della terza armata del principe Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta.

La ribellione dei Boxer, nella parte settentrionale del territorio cinese, era scoppiata il 2 novembre 1899, sostanzialmente come sommossa popolare contro l’influenza occidentale, ma anche nipponica, di stampo coloniale. Per sedare il sollevamento, che terminerà il 7 settembre 1901, si schiererà contro la Società di giustizia e concordia, coadiuvata dall’impero Quing, l’Alleanza delle otto nazioni.

Quest’ultima sarà una formazione composta da Giappone (nella foto, particolare, una delle cruente esecuzioni capitali che saranno eseguite dai soldati del Sol levante nei confronti degli insorti), Impero russo, Francia, Stati Uniti d’America, Impero britannico, Germania, Austria-Ungheria ed Italia. Era cominciata con il plotone, composto da 41 marinai, sbarcato dalla nave “Calabria”, l’1 giugno precedente, a Pechino, sotto gli ordini del tenente di vascello, Giuseppe Sirianni, della fanteria di mare, futuro ministro della Marina, con Benito Mussolini, dal 12 settembre 1929 al 6 novembre 1933. Dei 41 fucilieri marò già menzionati, 19 erano caduti in battaglia prima del sopraggiungere della formazione di Garioni.