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2 OTTOBRE
Oggi, ma nel 1973, in tutta Italia, veniva pubblicato dall’etichetta discografica milanese Produttori associati, l’album “Storia di un impiegato”, di Fabrizio De Andrè, cantautore genovese di 33 anni, sesta raccolta registrata in studio, con il quale prendeva posizione sulla situazione politica e sociale del Belpaese avvolto dalla contestazione giovanile alla lotta armata alle proteste operaie tra extraparlamentari.
I testi erano stati scritti da “Faber” con il giornalista Giuseppe Bentivoglio, salvo la traccia “Sogno numero due”, realizzata con Roberto Danè, che era anche il produttore del 33 giri, mentre le musiche erano state composte in sodalizio con il pianista Nicola Piovani. Alcuni passaggi dei nove pezzi inseriti nel disco diverranno veri e propri slogan ricorrenti non solo durante i cosiddetti “anni di piombo” (nella foto, particolare, scritta su striscione ripresa da “Canzone del Maggio”, utilizzata per una serrata).
Significative saranno: “Il bombarolo”, “Verranno a chiederti del nostro amore”, e “Nella mia ora di libertà”. In particolare il brano che dava il titolo al vinile era liberamente tratto da “Chacun de vous est concerné”, di Domique Grange, artista francese di Lione, sul Maggio parigino del ’68, che ne aveva concesso l’uso senza pretendere i diritti d’autore.
Il lavoro di De Andrè non sarà accolto positivamente né dalla critica né dai seguaci e prima di trasformarsi in pietra miliare della musica autoriale tricolore passerà del tempo. Secondo uno dei filoni di pensiero volti all’analisi delle tematiche del vinile, nei contenuti la vena anarchica di De Andrè avrebbe cercato una sorta di compromesso necessario con la verve comunista di Bentivoglio.