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20 dicembre

20 Dicembre 2024

Oggi, ma nel 1973, a Madrid, lungo la calle Claudio Coello, l’organizzazione separatista basca Euskadi Ta Askatasuna, altresì Eta, faceva saltare in aria, con 80 chilogrammi di Goma 2, miscela esplosiva abitualmente utilizzata nelle cave iberiche, la Dodge Dart blindata che trasportava l’ammiraglio Louis Carrero Blanco, di 69 anni, originario di Santoña, capo del governo franchista spagnolo dal 9 giugno precedente.

Era stato investito a causa dei problemi di salute dell’ottuagenario caudillo e ovviamente era fedelissimo di Francisco Franco, verosimilmente destinato a succedergli. La vettura s’innalzava di 35 metri e ricadeva sul tetto laterale dell’edificio del convento, di cinque piani, nel quale la vittima si sarebbe dovuta recare a pregare come ogni mattina. La bomba (nella foto, particolare, il cratere causato dalla deflagrazione che comportava anche la morte dell’autista e della guardia del corpo del primo ministro) era stata collocata nel tunnel scavato sotto la strada proprio per l’Operazione Ogro, dal soprannome “Orco” dell’obiettivo da eliminare.

Chiave era stato il ruolo della militante comunista Eva Forrest: aveva aiutato logisticamente il comandante militare dell’agguato letale José Miguel Beñarán Ordeñana, alias “Argala” nell’individuazione del bersaglio. Dapprincipio si sarebbe dovuto trattare solo di un rapimento, con rilascio concordato dopo l’ottenimento della liberazione di 150 detenuti politici baschi. Questo porterà all’accostamento con quanto accadrà a Roma ad Aldo Moro. Inoltre, soprattutto nel Belpaese, particolarmente da parte della sinistra parlamentare ed extra, prenderà corpo la tesi del complotto con l’intervento, imprescindibile, della Cia statunitense -con buona probabilità per ricondurre la Spagna sotto l’ombrello della Nato- o in seconda battuta dell’appoggio del Kgb sovietico, non ritenendo neppure la flangia più riformista dell’Eta in grado di una tale macchinazione terroristica.

L’assassinio di Carrero Blanco, proprio come preventivato dagli ideatori, velocizzerà non poco lo sfaldamento dello stallo dittatoriale. Verranno accusati quali esecutori materiali dell'attentato i separatisti: Iñaki Pérez Beotegui, detto “Wilson”; il già menzionato “Argala”; José Ignacio Abaitua Gomeza, noto come “Marquín”; Javier María Larreategui Cuadra, conosciuto come “Atxulo”; José Antonio Urruticoechea Bengoechea, col nome di battaglia di “Josu Ternera”,, e Juan Bautista Eizaguirre Santiesteban, con l’appellativo di “Zigor”. Ma grazie all’amnistia, del 15 ottobre 1977, che rientrerà nel più ampio piano della cosiddetta transizione democratica, torneranno in libertà. Il controverso film del regista Gillo Pontecorvo, intitolato “Operacion Ogro”, del 1979, racconterà la vicenda.