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22 giugno

Oggi, ma nel 1909, nel Karakorum, la spedizione guidata dal capitano di vascello della regia Marina militare Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi raggiungeva la quota di 7498 metri sul livello del mare sul Bride Peak, montagna situata in Pakistan, nella zona del circo Concordia, di 7665 metri. Avveniva durante il tentativo italiano di scalare il K2, di 8611 metri d'altezza, considerata la seconda vetta del mondo dopo l'Everest di 8.848.

La cordata era composta, oltre che dal principe sabaudo, da Vittorio Sella che era addetto alle riprese fotografiche e che riporterà a Biella scatti spettacolari (nella foto, particolare di un momento di riposo durante il percorso compiuto dalla carovana sul ghiacciaio Baltoro: di spalle il duca degli Abruzzi, appoggiato all’alpenstock) e un filmato muto, della durata di mezz'ora, dal valore documentale inestimabile. C’era poi il medico e cronista ufficiale del viaggio esplorativo Filippo De Filippi. Il figlio di Amedeo di Savoia Aosta, re di Spagna, nipote del primo re d’Italia Vittorio Emanuele II, poteva contare sul supporto delle fidate guide alpine valdostane tra le quali anche Joseph Petigax e Alessio Brocherel, che lo avevano già seguito nelle sue scalate giovanili nelle Alpi partendo da Courmayeur. Ma imprescindibile era anche il ruolo svolto dagli infaticabili portatori locali. Tutta la schiera di temerari di fatto non riusciva a salire neanche sulla sommità del Bride Peak o Chogolisa, a causa del maltempo che rendeva eccessivamente pericoloso il tentativo di procedere oltre, dopo aver dovuto già abbandonare il sogno di piantare la bandiera tricolore con la croce savoiarda sul picco del K2. Ma si trattava di una sconfitta di successo: veniva comunque stabilito il record mondiale di altezza mai raggiunta prima dall'uomo. Risultato che resisterà fino al 1922. Il gruppo, che non aveva alcun equipaggiamento tecnico all'avanguardia, ma che arrancava in uno scenario proibitivo per l’uomo occidentale con giacche di fustagno, scarponi di cuoio chiodati, tende canadesi di cotone cerato, corde di canapa e bastoni di legno, aveva esplorato ogni versante della montagna ritenuta inaccessibile scoprendo la migliore via di attacco. Era quella attraverso il costone roccioso di sud-est, a partire da quota 5.400 dove era stato installato il campo base, che verrà chiamata via dello sperone Abruzzi e che diverrà la salita "normale", ovvero la più utilizzata, per raggiungere la cima.

La vetta verrà domata per la prima volta il 31 luglio 1954 dalla spedizione italica capitanata dal geologo Ardito Desio. L’impresa salgariana del duca degli Abruzzi, già eroe del Polo nord nel 1900 a bordo della nave Stella polare, aveva un notevole valore anche per i rilievi topografici e per i campionamenti della flora e della fauna eseguiti, che poi verranno studiati e conservati dall'università di Torino, che consentiranno di stendere un'accurata relazione tecnica e di stilare preziosi rilievi scientifici.