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23 GIUGNO

Oggi, ma nel 1992, a New York, il boss mafioso italoamericano John Gotti veniva condannato all’ergastolo per l’omicidio di Paul Castellano, altro malavitoso originario del Belpaese, avvenuto il 16 dicembre 1985, nella città degli Yankees.

L’assassinio di “Big Paulie”, capo della famiglia mafiosa Gambino, era stato organizzato da Gotti (nella foto, particolare, durante l’iter processuale, con la consueta espressione beffarda) per diventare il numero uno dell’organizzazione criminale.

La sparatoria si era verificata davanti al ristorante Sparks Steak House, a Manhattan, sulla 46ª strada, per mano di Richard Kuklinsli, detto “Iceman”, ritenuto uno dei più feroci sicari statunitensi di tutti i tempi, con 250 esecuzioni portate a termine.

L’agguato mortale era stato messo a segno insieme a cospiratori del calibro di Salvatore “Sammy” Gravano, Frank De Cicco, Lenny Di Maria, Joseph "Piney" Armone, ma senza l’autorizzazione della Commissione, ovvero l’organo massimo di Cosa nostra americana.

Castellano era cugino di Charles Gambino, alias “Don Carlo”, ritenuto uno dei padrini più potenti della malavita a stelle e strisce, fulminato da un infarto, a 74 anni, il 15 ottobre 1976. “The Teflon Don”, come era chiamato Gotti per la facilità con la quale riuscisse a far scivolare le accuse contro di lui, aveva avuto via libera all’ascesa, dopo aver fatto fuori il suo capo, ma era stato tradito da Gravano, suo braccio destro, che temeva di finire a fare da capro espiatorio per le malefatte di Gotti.

Quest’ultimo era stato arrestato dagli agenti dell’FBI, l’11 dicembre 1990, al Ravenite social club di NY.