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23 ottobre
Oggi, ma nel 1976, a Montecatini, in provincia di Pistoia, Renato Vallanzasca, di 26 anni, bandito già noto per le scorribande insieme al fratello Roberto, uccideva Bruno Lucchesi, di 53, appuntato del corpo delle Guardie di pubblica sicurezza, che lo aveva fermato al posto di blocco autostradale della Firenze-mare, all’altezza dell’uscita per la cittadina termale.
Questi (nella foto, particolare, in divisa della Polstrada) lasciava la moglie Nativa e tre figli: Armando, Carolina e Maria Antonietta. Il “bel Renè” era alla guida di una Bmw 3.0 rubata e percorreva il raccordo a forte velocità. Nello scontro a fuoco feriva anche l’agente Biagio Aliperta, di 29, prima di fuggire insieme a dei complici.
La vittima era originaria di Capannori, in quel di Lucca. Vallanzasca, il 6 febbraio 1977, in altro posto di blocco autostradale, al casello di Dalmine, in quel di Bergamo, fermato per un altro controllo di routine, mentre sarà con Michele Giglio e Antonio Furlato, farà fuori gli agenti di Pubblica sicurezza Luigi D’Andrea, di 32, e Renato Barborini, di 27. Il boss della Comasina, che verrà ritenuto tra i più efferati criminali, verrà arrestato a Roma, il 15 febbraio 1977.
Armando Lucchesi intenterà causa contro il boss della malavita meneghina per avere il risarcimento danni di 400mila euro, mediante il ministero degli Interni, soldi che sarebbero stati i proventi del film girato da Michele Placido, intitolato “Vallanzasca, gli angeli del male”, che uscirà nelle sale cinematografiche del Belpaese, il 21 gennaio 2011, e due libri.
Questi ultimi saranno: “Il fiore del male”, scritto da Vallanzasca con Carlo Bonini e pubblicato nel 1999 dalla casa editrice Marco Tropea, del capoluogo lombardo, e “L’ultima fuga”, sempre di Vallanzasca, con Leonardo Coen, per i tipi di Baldini+Castoldi, di Milano, del 2010. Ma il 10 novembre 2016, il giudice civile Lidia Popoff, della seconda sezione del tribunale milanese, riterrà la richiesta del Viminale non idonea.