Romolo Balzani durante una delle sue esibizioni

TODAY

24 aprile

Oggi, ma nel 1962, a Roma, nella sua casa al civico 4 di via dei Portoghesi, moriva il cantautore Romolo Balzani (nella foto, particolare, durante una delle sue acclamate esibizioni), romano, classe 1892, considerato uno degli artisti più importanti della storia della canzone romanesca.

Autore di successi intramontabili come L'eco der core e Barcarolo romano, quest'ultimo su testo scritto con Pio Pizzicaria, lanciati nel 1926. Balzani, stando alle parole del giornalista e critico musicale capitolino Enzo Giannelli, aveva rappresentato «per la città di Roma ciò che Odoardo Spadaro era per Firenze, Amalia Rodriguez per il Portogallo, Maurice Chevalier o Edith Piaf per Parigi». Nella sua vita e nel suo percorso artistico, anche da attore, nelle sue collaborazioni fortunate con grandi calibri dello spettacolo come Aldo Fabrizi e Ettore Petrolini, Balzani aveva incarnato uno degli aspetti più tipici della romanità. Questo il testo di Barcarolo romano, ballata destinata ad essere la più conosciuta del genere: «Quanta pena stasera c'è sur fiume che fiotta così/Disgraziato chi sogna e chi spera/Tutti ar monno dovemo soffrì/Ma si n'anima cerca pace/Pò trovalla sortanto che quì/Er barcarolo và contro corente/E quanno canta l'eco s'arisente/Sì è vero fiume che tu dai la pace/Fiume affiatato nun me la negà/Più d'un mese è passato/Che 'na sera je dissi a niné/Quest'amore è ormai tramontato/Lei rispose: "Lo vedo da me"/Sospirò, poi me disse: "Addio amore"/Io però nun me scordo de te/E da quel giorno che l'abbandonai/La cerco ancora e nun la trovo mai/S'è vero fiume che tu dai la pace/Me sò pentito, fammela trovà/Proprio 'ncontro ar battello/Vedo 'n'ombra sull'acqua vien qua/S'ariggira ed è un mulinello/Poi và sotto e riaffiora più in là/Fate presto è 'na donna affogata/Poveraccia, penava chissà?/La luna da lassù fà cappoccella/Rischiara er viso de ninetta bella/Me chiese pace ed io je l'ho negata/Fiume bojaccia je l'hai data tu/Me vojo sperde solo giù per fiume/Così chi t'ama more 'nsieme a te». Un classico che verrà interpretato da mattatori super applauditi come Claudio Villa, Lando Fiorini, Gigi Proietti e Gabriella Ferri. Uno stornello dietro al quale gireranno varie ipotesi di paternità, destinate a rimanere senza prove. Inclusa quella diffusa da Paolino Lilli secondo la quale sarebbe stato suo padre Umberto ad aver venduto, per due pacchetti di sigarette Nazionali, al caffè Colonna di Roma, l'abbozzo di testo della canzone proprio a Balzani.

L'esordio di Balzani risaliva al 1910 -quando ufficialmente era ancora stuccatore trasteverino per sbarcare il lunario- con l'esibizione al Salone Margherita della Capitale, dopo la gavetta fatta cantando nelle feste rionali accompagnato dal mandolino. Anche se il successo di "Romoletto", come era chiamato affettuosamente dai suoi ammiratori ed ammiratrici, era arrivato nel 1923, dopo aver dato sfoggio della sua bravura nella Sala Umberto, sempre nell'Urbe, insieme al fiorentino Odoardo Spadaro. Il principale merito che gli addetti ai lavori avevano riconosciuto a Balzani era quello di aver ripreso testi e melodie tradizionali della Città eterna ed averne elevato il livello, sia nelle parole che nelle musiche. Si era aggiudicato svariate edizioni del Festival della canzone romana di San Giovanni, inclusa quella del 1926, proprio con Barcarolo romano. Festival che era stato inaugurato, nell'osteria di Facciafresca, il 23 giugno 1891, e che alla prima edizione era stato vinto da Leopoldo Fregoli, non ancora trasformista scenico per antonomasia, con il brano Le streghe, scritto da Nino Ilari e musicato da Alipio Calzelli. Balzani si era ritirato a vita privata nel 1954.