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26 gennaio

26 Gennaio 2025

Oggi, ma nel 1965, in tutta Italia, l’etichetta discografica milanese Jolly di Walter Guertler rilasciava il primo album inciso in studio del cantautore Nicola di Bari, al secolo Michele Scommegna, di Zapponeta, in quel di Foggia, di 25 anni, intitolato proprio “Nicola di Bari”, come il nome d’arte scelto in onore al santo particolarmente venerato nel capoluogo pugliese, come si chiameranno anche le successive tre raccolte, del ’70 -quella che conterrà “La prima cosa bella”, hit che lo consacrerà al grande pubblico-, del’71 e del ’77.

Tra le 12 tracce del vinile facevano da traino pezzi come “Amici miei, “Piangerò” e “Amo te, solo te”, che già avevano riscosso un discreto gradimento da parte degli ascoltatori. Ad accompagnare la voce dell’astro emergente c’era l’orchestra d’archi di Ezio Leoni e i cori capeggiati da Nora Orlandi. L’esordio era datato 1961 e poi era stato assunto come magazziniere dalla già citata casa di produzione Jolly nella quale rimarrà fino al 1967 quando farà il salto di qualità passando alla più blasonata RCA. Il successo arriverà nel 1970, con il brano “La prima cosa bella”, già detto, che sarà destinato a rimanere una pietra miliare del suo percorso artistico nonché un evergreen nel panorama del cantautorato del Belpaese, scritto in sodalizio con Giulio Rapetti “Mogol” e arrangiato da Gian Franco Reverberi, che verrà portato al Festival di Sanremo, edizione numero 20, dal 26 al 28 febbraio di quell’anno, al posto di Gianni Morandi, e in doppia esecuzione affidato anche al gruppo Ricchi e Poveri.

Il futuro tormentone sarà composto in occasione della nascita della primogenita dell’artista, Ketty, avrà Lucio Battisti nel ruolo di chitarrista e, il 28 marzo di quel ’70, raggiungerà la vetta della classifica nazionale dei singoli dando filo da torcere a 45 giri che entreranno nella storia della leggera tricolore. Come: “Chi non lavora non fa l’amore”, di Adriano Celentano; “La spada nel cuore”, di Antonio Ciacci alias “Little Tony”; “Tipitipitì”, di Orietta Berti; “Eternità”, della band Camaleonti. Poi l’anno appresso, il 27 febbraio ’71, per Nicola di Bari giungerà anche la vittoria sanremese, con il cavallo di battaglia “Il cuore è uno zingaro”, e il trionfo sarà bissato, il 26 febbraio ’72, sempre sul palco del Casinò, con “I giorni dell’arcobaleno”, che finirà per essere un altro grande classico del suo repertorio.