27 marzo

Oggi, ma nel 1975, in tutta Italia, veniva proiettato nelle sale cinematografiche «Fantozzi», il primo dei dieci film ideati e interpretati da Paolo Villaggio, per la regia di Luciano Salce, al posto di Salvatore Samperi, prodotto da Rizzoli, tratto dai libri del comico genovese, Fantozzi e “il secondo tragico Fantozzi”, del 1971 e del 1974, pubblicati dalla stessa casa editrice Rizzoli di Milano, su uno «sfigato travet» dal cognome preso in prestito da un suo collega di lavoro dei tempi dell'Italsider. La sceneggiatura era di Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, che avevano lavorato insieme a Salce e Villaggio. Le musiche erano di Franco Bixio, Fabio Frizzi e Vincenzo “Vince” Tempera. La saga del ragioniere della Megaditta -che aveva sede nel palazzo capitolino dell’Inam, ossia l’Istituto nazionale per le assicurazioni contro le malattie, poi palazzo della giunta regionale del Lazio dal 1980, lungo via Cristoforo Colombo, nel quartiere della Garbatella- con la Bianchina Fiat (nella foto, particolare, dalla locandina originale per il grande schermo) e la continua sfida con i colleghi, tra i quali il “ragionier Filini”, ovvero Gigi Reder, in sostituzione di Giandomenico Fracchia, e il “geometra Calboni”, ossia Giuseppe Anatrelli, conquisterà il Belpaese. E fantozziano diverrà un aggettivo, volto ad indicare un particolare tipo di impiegato sottomesso e sfortunato, che entrerà prepotentemente nella lingua di Dante Alighieri. Così come i personaggi comprimari faranno sorridere e verranno considerati degli stereotipi italici. Come: Liù Bosisio nel ruolo della moglie "Pina", prima della sostituzione con Milena Vukotic, Plinio Fernando ad interpretare la figlia "Mariangela", con Anna Mazzamauro ad impersonare la conturbante “Signorina Silvani”. Nel 2008 la pellicola verrà inserita nella lista dei cento film italiani da salvare che sarà stilata dal critico cinematografico del quotidiano romano “Il Messaggero” Fabio Ferzetti.