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29 novembre
Oggi, ma nel 1924, a Bruxelles, moriva, a 65 anni, per emorragia interna, conseguente al tumore alla gola che lo affliggeva dall’anno precedente, il compositore Giacomo Puccini, ritenuto tra i più importanti operisti di tutti i tempi. Accanito fumatore, si era recato nella capitale belga per essere sottoposto alle innovative cure col radio del professor Louis Ledoux. Era stato operato, il 24 novembre precedente, e l’intervento chirurgico era stato giudicato riuscito dal rinomato medico. Compiuto in anestesia locale, in tre ore sotto i ferri gli erano stati applicati, tramite tracheotomia, sette aghi di platino irradiato, inseriti direttamente nel carcinoma e trattenuti da un collare. Avrebbero dovuto arginare la massa tumorale. Evidentemente, invece, era un sistema eccessivamente invasivo per Puccini (nella foto, particolare, sul letto di morte, nella clinica Ledoux di Bruxelles, nella prima pagina de “Il Mattino illustrato”, supplemento settimanale del quotidiano “Il Mattino”, di Napoli, numero 44, dell’8-15 dicembre 1924) che era anche affetto da diabete. Ad accompagnarlo c’era il figlio Antonio.
Il 3 dicembre successivo, durante la messa funebre, Arturo Toscanini dirigerà l’orchestra del Teatro alla Scala della città ambrosiana nel requiem tratto da Edgar, opera lirica in quattro atti, del defunto maestro di Lucca, che era stata rappresentata per la prima volta, proprio alla Scala, il 21 aprile 1889. Puccini lasciava incompiuta, proprio a causa dell’inaspettato trapasso, la Turandot. L’opera, considerata tra le più importanti del repertorio pucciniano, insieme alla Bohème, del 1896, a Tosca, del 1900, e a Madama Butterfly, del 1903, verrà completata da Franco Alfano, sotto la supervisione di Toscanini.
La prima rappresentazione della Turandot avverrà, il 25 aprile 1926, alla Scala, con la direzione proprio di Toscanini. Quest’ultimo arresterà la rappresentazione a metà del terzo atto, due battute dopo il verso «Dormi, oblia, Liù, poesia!», ovvero dopo l'ultima pagina completata da Puccini, spiegando al pubblico: «Qui termina la rappresentazione perché a questo punto il maestro è morto». Nelle sere successive la Turandot verrà messa in scena ugualmente, completa del finale aggiunto da Alfano, ma sarà diretta da Ettore Panizza. Toscanini, invece, non vorrà più saperne. Secondo alcuni studiosi di Puccini l'incompiutezza della Turandot sarebbe stata dettata non dall'inesorabile progredire del cancro che affliggeva l'autore, bensì dalla crescente incapacità d’interpretare il trionfo d'amore conclusivo dell’opera, proprio nel punto della trasformazione della principessa Turandot, generalmente algida e sanguinaria, in donna innamorata.