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3 luglio
Oggi, ma nel 1978, a Macomer, in provincia di Nuoro, sulla strada Bitti-Orune, veniva liberato, dopo 71 giorni di prigionia e dopo 251 milioni di lire di riscatto, il piccolo Mauro Carassale, di Olbia, di 11 anni, studente di quinta elementare, figlio del commerciante di mobili Franco Carassale, di origine toscana, e di Battistina Spano.
Era stato rapito il 23 aprile nell’abitazione di Portisco di Olbia, in quel di Sassari. Mauro (nella foto, particolare) aveva chiesto ai tre banditi di essere preso in ostaggio al posto del fratello maggiore Pietro, di 15 anni, con problemi di salute, che era stato scelto inizialmente. E proprio per questo gesto di coraggio, il 10 maggio 1979, Mauro verrà insignito dal Quirinale della medaglia d’oro al valor civile.
Durante il periodo trascorso nelle mani dell’Anonima sarda anche Papa Paolo VI si era rivolto ai rapitori, lo aveva fatto durante l’Angelus, spendendo parole affinché i criminali lasciassero andare Mauro. Anche perché la richiesta in danaro era stata esorbitante: dopo 15 giorni dall’assalto alla villa dei Carassale i malviventi avevano chiesto un miliardo di riscatto, cifra fuori dalle possibilità della famiglia.
In quel periodo la Sardegna, ma più in generale il Belpaese, era in apprensione anche per la sorte di un altro bambino finito nelle grinfie dell’Anonima. Si trattava di Luca Locci, di 7 anni, figlio del concessionario Fiat Franco Locci, preso il 24 giugno precedente a Macomer, nella serata della partita di calcio Brasile-Italia, a Buenos Aires, finale per il terzo e quarto posto del mondiale di calcio in Argentina. Rimasto 93 giorni con i carcerieri, verrà rilasciato il 25 settembre successivo, a Lula, dopo il versamento di 300 milioni di lire di cauzione.