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3 marzo
Oggi, ma nel 1852, a Brescia, moriva a 51 anni Ignazia Eustochio Verzeri, chiamata “Teresa”, futura santa, il cui giorno di ricorrenza sarà proprio il 3 marzo. Era una suora benedettina del monastero di Santa Grata in Colummnellis di Bergamo, classe 1801, bergamasca e contessa di nascita, fondatrice, il 14 maggio 1840, col placet di Papa Gregorio XVI, della importante Congregazione delle figlie del Sacro cuore di Gesù.
L’istituzione riprendeva le fila di quella creata, l’8 febbraio 1831, insieme al canonico Giuseppe Benaglio. La creatura di suor Teresa era poi stata approvata dalla Santa sede il 30 settembre 1847, dopo una lunga battaglia burocratica contro le alte gerarchie ecclesiastiche che non vedevano positivamente l’intenso impegno della giovane religiosa e che consideravano la formazione scolastica retaggio elitario non destinato agli umili e ai bisognosi. La congregazione di suor Teresa, infatti, si era occupata e si preoccuperà prevalentemente dell'istruzione e dell’educazione cristiana gratuita della gioventù, per lo più femminile. Soprattutto dell’assistenza alle povere e alle orfane. La Verzeri verrà canonizzata, dal pontefice Giovanni Paolo II, a Roma, il 10 giugno 2001. Le sue reliquie verranno conservate nella cappella della sede bergamasca del Sacro cuore di Gesù.
La santa (nella foto, particolare, il medaglione con la sua raffigurazione custodito nella chiesa della Beata Vergine della Bognatica di Castelli Calepio, in quel di Bergamo) riteneva che lasciare nell'abbandono gli orfani e i diseredati portasse ad implementare sensibilmente la delinquenza e che il degrado sociale potesse essere fortemente arginato proprio con l’accoglienza e con la diffusione senza compenso dell’istruzione di base. Era il cosiddetto “metodo preventivo” educativo. Al suo decesso le sedi aperte erano 15: Bergamo, Brescia, Breno, Darfo; Sant'Angelo Lodigiano, Piacenza, Trento, Riva, Recanati, Roma. I suoi insegnamenti li aveva anche messi nero su bianco, così da poter essere tramandati, nei tre volumi del “Libro dei doveri”, pubblicato nel 1845. Era anche stata la prima donna a richiedere e ad ottenere il riconoscimento del ruolo di madre superiora generale di una congregazione, incarico a lei affidato e fino ad allora precluso al gentil sesso, secondo quanto stabilito dalla costituzione apostolica Quamvis iusto, del 1749. Per questo la Verzeri verrà considerata una rivoluzionaria a suo modo e, con Francesca Cabrini, con Armida Barelli, con Chiara Lubich, verrà annoverata nella piccola schiera delle brillanti menti femminili al servizio della Chiesa cattolica, abitualmente oscurantista nei confronti delle quote rosa.