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6 agosto

Oggi, ma nel 1980, a Palermo, in via Camillo Benso conte di Cavour, mentre sfogliava libri su una bancarella, due sicari di Cosa Nostra, che non verranno identificati, assassinavano, a colpi di pistola P38, il magistrato Gaetano Costa, di 64 anni, ritenuto reo di aver firmato la convalida dei mandati di cattura nei confronti del boss mafioso Rosario Spatola.

Il provvedimento riguardava anche altri 54 malavitosi che, precedentemente, altri giudici avevano omesso di siglare. Verosimilmente, dietro l’omicidio vi erano altre logiche coadiuvate dalla loggia massonica deviata “P2”, ascrivibile al faccendiere Licio Gelli. L’eliminazione di Costa (nella foto, particolare) non avrà colpevoli assicurati alla giustizia nonostante l’impegno della vedova Rita Bartoli, futura consigliera regionale siciliana comunista per due legislature.

Originario di Caltanissetta, già partigiano, ritenuto “toga rossa”, reputato incorruttibile, secondo gli addetti ai lavori era stato lasciato solo dallo stato che serviva con particolare zelo. Era, di fatto, il predecessore di Rocco Chinnici, valutato quale ideatore del pool antimafia, e di Giovanni Falcone, emblema della lotta per la legalità, suoi colleghi che verranno a loro volta fatti fuori, nel capoluogo siciliano, rispettivamente il 29 luglio 1983 ed il 23 maggio 1992. Per l’estremo sacrificio Costa verrà insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria.