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6 gennaio
Oggi, ma nel 1913, a Roccagorga, a 35 chilometri da Frosinone, nella futura provincia di Littoria/Latina, nel basso Lazio, in piazza Vittorio Emanuele, che verrà ribattezzata “6 gennaio”, i carabinieri reali aprivano il fuoco sulla folla che protestava contro l’amministrazione municipale. Le rimostranze erano per le cattive condizioni sanitarie, per l’applicazione di tasse secondo parametri vessatori e discrezionali non equi per tutti i residenti, per la mancanza della fogna e della raccolta dei rifiuti, per l’assenza dell’acquedotto. Morivano 7 civili. Sullo sperone del Monte nero la popolazione non emigrata riusciva a vivere al massimo fino ai 50 anni a causa delle malattie e della scarsa nutrizione.
Svariate suppliche erano state rivolte alla prefettura di Frosinone, ma erano rimaste inascoltate. La manifestazione, organizzata dalla Società agricola Savoia, composta prevalentemente da contadini e braccianti rientrati dall’America, era stata regolarmente autorizzata ed erano presenti, oltre ai 65 cittadini che guidavano il corteo, 50 soldati e 15 rappresentanti della Benemerita.
La dura repressione, che finiva nel sangue, era voluta dal presidente del Consiglio dei ministri Giovanni Giolitti, che aveva anche la carica di ministro dell’Interno. Le vittime dell’eccidio dell’Epifania 1913 cadevano sotto i 170 colpi di moschetto sparati dai militari. I morti erano: Erasmo Restaini, di 34 anni, Salvatore Ferrarese, di 55, Fortunata Ciotti, di 25, Vincenza Babbo, di 44, Carlo Salcani, di 5, Mario Restaini, di 27, Vincenzo Mancini, di 28. I feriti erano 23. Benito Mussolini, direttore dell’Avanti, l’8 gennaio successivo, dalle colonne del quotidiano socialista bollerà l’accaduto come “omicidio di Stato” titolando l’apertura del giornale “Come si ammazzano i proletari in Italia” (nella foto, particolare). Ne nascerà un caso mediatico nazionale. Il futuro Duce verrà trascinato in tribunale, a Milano, insieme al disegnatore Giuseppe Scalarini, per vilipendio a mezzo stampa. La triste vicenda accaduta nel piccolo centro dei Monti Lepini verrà ricostruita da Eleonora Piccaro nelle 174 pagine del volume “L’eccidio di Roccagorga”, pubblicato da Atlantide edizioni, di Roma, nel 2016. Secondo Antonio Gramsci, esponente del Psi, che nel 1926 diverrà segretario generale del Partito comunista d’Italia, il fatto che darà origine alla Settimana rossa, del 7-14 giugno 1914, sarà proprio la sparatoria di Roccagorga, assurta a simbolo del passare immediatamente per le armi da parte della forza pubblica qualsiasi anelito del popolo contro il malgoverno locale.