6 marzo

6 Marzo 2025

Oggi, ma nel 1785, ad Alessandria, moriva a 81 anni Giulio Cesare Cordara, detto “l’Abate Cordara”, chierico regolare gesuita considerato tra i più importanti storici della Compagnia di Gesù, da sacerdote ridotto a vita secolare, confinato a Calamandrana, in quel di Asti, nel castello dei suoi avi, consumato dalla inconsolabile delusione data dalla soppressione e dalla dissoluzione dell’ordine, che aveva goduto di enorme considerazione in Europa, che era stato fondato da Ignazio di Loyola e che era stato approvato dal pontefice Paolo III il 3 settembre 1539. La fatale decisione era stata assunta da Papa Clemente XIV, il 21 luglio 1773, col breve apostolico “Dominus ac redemptor”, per motivi tutti politici. Nel 1742 Cordara era stato ufficializzato quale delegato a scrivere le gesta dei vari esponenti della Compagnia di Gesù a far data dal 1616, anno nel quale si era arrestato il resoconto steso dal francese Joseph de Jouvancy, che era passato a miglior vita il 29 maggio 1719, nell’Urbe. Cordara aveva dato alle stampe nel 1750 “Historiae Societatis Jesu pars sexta”, volume primo, pubblicato dalla tipografia Antonio de Rubeis della Città eterna e, nel 1859, il secondo tomo, per i tipi della Civiltà cattolica.

Autore prolifico (nella foto, particolare, pagine a lui attribuite del primo capitolo del componimento satirico intitolato “Sopra la parrucca usata dal padre Boscovich della compagnia di Gesù in Inghilterra, del 1761, nelle immagini per l’asta, lotto numero 38, della Libreria antiquaria Gonnelli di Firenze) la sua opera più corposa uscirà postuma, a Torino, nel 1931, e sarà “De suis ac suorum rebus aliisque suorum temporum usque ad occasum Societatis Jesu commentarii”, che sarà cura da Giuseppe Albertotti e Agostino Faggiotto, e sarà anche un quadro lucidissimo del perché e del percome la Compagnia di Gesù sia stata messa al bando dal successore di San Pietro Giovanni Antonio Ganganelli. Cordara era entrato come novizio nella Casa di Sant’Andrea al Quirinale, nell’Urbe, il 20 dicembre 1718 ed era giunto ad essere amico personale e consigliere diplomatico del vicario di Cristo sulla terra Benedetto XIV, ovvero Prospero Lambertini, che aveva occupato il soglio pontificio dal 25 agosto 1740 al 3 maggio 1758, professore di retorica e di Filosofia nei collegi gesuitici di Viterbo, Ancona, Fermo, Macerata e del Collegio romano dal 1725 al 1739. Le sue spoglie riposeranno nella cripta della chiesa di Sant’Alessandro e Carlo, in Alessandria.