TODAY

7 ottobre

Oggi, ma nel 1943, a Roma, che era occupata dai nazisti dall’8 settembre precedente, 2mila carabinieri di stanza nella Città eterna, che non avevano prestato giuramento alla Repubblica sociale italiana, venivano catturati e rinchiusi nelle caserme Pastrengo, Podgora, Acqui, Lamarmora e Vittorio Emanuele II dai paracadutisti di Adolf Hitler e dalle SS. I tedeschi erano convinti che l'Arma avrebbe potuto opporsi al rastrellamento degli ebrei presenti nella Capitale, che sarebbe stato effettuato, il 16 ottobre successivo, coordinato dal tenente colonnello Herbert Kappler, comandante della Gestapo nell’Urbe. Ma anche per il giuramento di fedeltà nei confronti del sovrano sabaudo e poi ancora perché erano stati proprio i carabinieri ad arrestare Benito Mussolini, il 25 luglio precedente, su ordine del re Vittorio Emanuele III, dopo l'approvazione dell'ordine del giorno Grandi.

Inoltre, in tale contesto, 24 ore prima, il 6 ottobre, era stato diramato dal maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, che dal 23 settembre era ministro della guerra della Rsi, l’ordine di disarmo per i carabinieri presenti nelle caserme romane ed era stata disposta la loro sostituzione con gli agenti della Polizia dell’Africa italiana. Il giorno dopo i carabinieri prigionieri verranno avviati alle stazioni ferroviarie Ostiense e Trastevere e fatti salire su treni merci con la falsa notizia che sarebbero scesi a Fidenza per essere impiegati nei territori del nord Italia.

Quei militari della Benemerita verranno deportati nei campi di concentramento di Germania, Austria e Polonia (nella foto, particolare di uno di loro dall’archivio storico dei carabinieri), e 600 di loro non riusciranno a salvarsi, gli altri verranno rimpatriati nel 1945 e non verrà riconosciuto loro neanche lo status di prigionieri di guerra. Il loro estremo sacrificio verrà ricordato con l’apposizione, il 28 gennaio 2010, di 13 pietre d’inciampo, in via Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel rione Prati, vicino la vecchia sede del Comando legione allievi carabinieri “Orlando De Tommaso” della Capitale, che nel 1943 era intitolata al primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, come già anticipato.

I cubi di ottone annegati nel porfido, della misura di 10 centimetri per 10, ricorderanno i nomi dei 12 carabinieri partiti proprio da quella sede e mai più tornati: Attilio Bellagamba, Giacomo Bocci, Nicola Cicchiello, Michele Croccuccio, Nobile Fimiani, Luigi Ettore, Vito Marzilliano, Francesco Pareo, Antonio Di Pietromicca, Efisio Rosas, Valdo De Santis, Armando Zanco. Il 13° cubo, invece, riporterà alla memoria dei passanti tutta la vicenda con riferimento ai 2mila carabinieri, in servizio a Roma, deportati.