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Atropa belladonna: poteri curativi della pianta capace anche di uccidere / VIDEO
L’Atropa belladonna (fam. Solanaceae) è una pianta presente in tutte le regioni d'Italia ad altitudini fino a 1600-1800 metri. La distribuzione è concentrata nella fascia montana e cresce nelle radure di querce e faggi. Il suo nome deriva da Atropos, una delle tre Parche cui era assegnato il compito di recidere, con lucide cesoie, il filo che rappresentava la vita, decretando il momento della morte. Si tratta infatti di una pianta molto tossica e contiene gli alcaloidi atropina e scopolamina.
Il nome Belladonna si riferisce all'uso rinascimentale di estratti della pianta da parte delle donne per l'allargamento delle pupille a scopo cosmetico: tra gli effetti dell’atropina c’è quello di impedire le risposte alla stimolazione del muscolo sfintere dell’iride e del muscolo ciliare e dunque, è in grado di dilatare la pupilla (midriasi) e di paralizzare l’accomodazione visiva (cicloplegia).
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Atropa belladonna è una pianta perenne, erbacea, con fusti eretti e rami allargati, è alta fino a 160 cm. La fioritura si ha tra maggio e agosto. I fiori sono penduli con lunghi peduncoli. La loro corolla è campanulata di colore violaceo e base verde. Le bacche autunnali sono sferiche (13-18 mm) verdi e poi scure, nere lucide. L’aspetto delle bacche è attraente e ingannevole: un’ingestione accidentale può essere fatale. Dosi superiori ai 2 mg di atropina possono dare intossicazione (nei bambini è sufficiente l’ingestione di 1-2 bacche); dosi di 10 mg o anche inferiori possono risultare letali letali. Facciamo attenzione e impariamo a riconoscerla.