I gesti e i sorrisi che restano nascosti
Esco. Borsa, chiavi di casa, chiavi della macchina. Ho tutto. No, manca il cellulare. Ok, vado. Arrivo al portone e come sento l’aria sul viso mi ricordo... Accidenti non ho la mascherina. Il nuovo accessorio immancabile, che io immancabilmente dimentico di portare con me. Insieme ai guanti, anche quelli destinati a restare ogni volta nella scatola sistemata vicino alla porta di casa.
Come cambiano le abitudini. Come cambiamo noi. Noi che ora andiamo in giro con questa specie di travestimento che nasconde tanto, quasi tutto. Le espressioni del viso, i sorrisi, le smorfie: un’intera mappa su cui leggere chi siamo, ora resta nascosta dietro una cortina di garza o di cotone. Come restano soffocati dentro l'involucro plastificato dei guanti I nostri gesti, il valore simbolico delle nostre mani. Dentro quei due “dispositivi di protezione personale” abbiamo messo il destino del mondo, la salvezza dell’umanità. Imprigionando però un pezzo della nostra essenza dentro il Domopak.
Quella mascherina che ci copre e con cui dovremo convivere per chissà quanto tempo, nei mesi a venire cercheremo di personalizzarla sempre più, colorandola con i colori della Bandiera o della squadra del cuore, ricamandola con bordi di strass o cuoricini. Cercando di renderla più “nostra”. Ma tirata su, dal mento fino all’incavo del naso, sottrae il nostro viso agli altri, rendendoci tutti simili a libri dalla copertina nascosta. Celando le nostre reazioni più spontanee e vere. Solo gli occhi restano fuori, un po’ guardinghi se qualcuno ci si avvicina troppo.
Senza strette, senza carezze, senza baci mimati e buttati nell’aria dovremo cambiare il nostro modo di comunicare. Perché le mani, il tocco, sono a volte parole più vere di quelle dette ad alta voce. Sono tante le cose che diciamo senza parlare. Una stretta di mano suggella un patto, una stretta di mano può trasmettere coraggio, lì dove falliscono le parole. Le mani accarezzano, confortano e non mentono.
Adesso la paura ci spinge a creare una bolla di sicurezza, separata e distante dagli altri. L’istinto che ci portava a toccare, stendere la mano per conoscere l’altro, resta soffocato da un istinto più forte, quello di sopravvivenza. Va bene, proteggiamoci. Ma i sorrisi nascosti dietro la mascherina non siano troppo rari e inutili. E che l’impossibilità di sentire attraverso i guanti il calore umano non ci renda troppo solitari.