Addio all’imprenditore Vaccaro con le canzoni di Baglioni e Raf
Cattedrale gremita e palloncini liberati in cielo per il gestore dei locali della movida morto a 30 anni Il ricordo del vicesindaco: «Ha lottato contro la malattia come un leone, perdo un caro fratello»
CHIETI. La voce di Ivan risuona dagli altoparlanti con le canzoni che ha inciso, mentre la sua bara bianca, coperta di fiori altrettanto bianchi, esce dalla cattedrale di San Giustino alla volta del cimitero. Un mare di palloncini bianchi vola alto verso il cielo grigio, tra gli applausi dei tanti amici presenti. È il giorno dell’addio al giovane imprenditore teatino Ivan Vaccaro, stroncato da un tumore a 30 anni. Vaccaro era il simbolo della movida grazie alla fortunata gestione di due locali in riva all’Adriatico, il Tortuga, tra Pescara e Montesilvano, e il Megà a Pescara. Al funerale, ieri pomeriggio nella cattedrale di San Giustino, intorno al padre Raoul Vaccaro, noto avvocato teatino che è stato anche assessore comunale, alla madre Antonella e ai fratelli Raul, Boris e Giorgia, si è stretta tantissima gente. Nonostante la paura del Covid, in molti hanno riempito la chiesa, dove il rito è stato celebrato dal parroco don Nerio Di Sipio e dal parroco della Trinità don Claudio Pellegrini, che era stato vicino a Ivan e alla famiglia negli ultimi giorni della malattia.
Il ragazzo è morto a casa, circondato dall’affetto dei suoi cari, dopo 15 mesi di lotta contro la malattia. «Ha combattuto fino alla fine», ha detto il vicesindaco Paolo De Cesare, amico fraterno, prendendo la parola al termine del rito, «non scorderò mai come il giorno del mio compleanno gli ho chiesto di essermi vicino come sempre, insieme alla mia famiglia. Lui non usciva da giorni, era fortemente provato, ma si è fatto forza come un leone, si è preparato e mi è stato a fianco. Credo sia stato l’ultimo giorno che è uscito. Abbiamo passato 30 anni di vita fianco a fianco», ha continuato De Cesare provato dalla commozione, «ho potuto respirare quotidianamente la sua simpatia, la sua vitalità e la sua bontà. Le sue battute, le sue parole e il suo modo di essere continueranno a vivere in mezzo a noi. Saranno tanti i momenti in cui verrà da pensare a Ivan, guardando un semplice oggetto, ritrovandoci tra amici o ascoltando una canzone, magari di Baglioni». E proprio le note di due canzoni di Claudio Baglioni, cantautore che Ivan amava particolarmente e con cui aveva anche stretto legami d’amicizia, hanno accompagnato l’uscita della bara bianca dalla chiesa. I suoi amici hanno scelto di far risuonare in piazza le note di “Avrai” e di “Tutti qui”, intervallate da due canzoni incise dallo stesso Ivan, “Vita” e “Dove sei”, chiudendo con la canzone di Raf “Infinito”.
La passione per la musica aveva sempre scandito la vita del giovane, che si era formato prima all’Accademia musicale teatina, poi a Roma studiando canto moderno e pianoforte alla Ro.Gi e in seguito perfezionandosi in pianoforte alla Saint Louis sempre a Roma. Le ore passate a cantare a squarciagola con il gruppo di amici, come ha ricordato l’amica e consigliera comunale Giulia De Gregorio Porta, sono rivissute in quelle cinque canzoni, cantate tra le lacrime sui gradini della cattedrale con un palloncino bianco in mano da far volare in cielo. «Le canzoni, il divertimento, l’amicizia, la simpatia: Ivan vi ha lasciato molto», ha detto don Claudio dal pulpito, «ora avete un debito verso di lui. Dovete trasmettere la stessa gioia e la stessa allegria che lui era capace di infondere. La sua morte deve anche spronarci alla lotta contro le malattie». Presenti alla funzione anche il sindaco Diego Ferrara, l’amico assessore Manuel Pantalone e la consigliera Serena Pompilio.