Adi tolta a 700 pazienti Chiesta una commissione
Il Comune invita la Asl a rivedere tutte le pratiche bocciate dal distretto «Le famiglie sono in ginocchio perché rimaste senza nessun aiuto»
LANCIANO. Una commissione medica super partes che analizzi gli oltre 700 casi di assistenza domiciliare integrata cancellati finora dal distretto sanitario di Lanciano e che verifichi la correttezza delle procedure seguite nella sospensione. È la richiesta che l’amministrazione comunale farà alla Asl nella seduta del consiglio comunale che lunedì affronterà la questione Adi, ossia il caso dei 1.115 pazienti che si sono ritrovati dai primi di febbraio, improvvisamente, senza assistenza domiciliare, infermieristica e della riabilitazione.
«Vogliamo una verifica tecnica di quanto sta accadendo con l’Adi», spiega il sindaco Mario Pupillo, «con centinaia di famiglie in ginocchio perché private di ogni aiuto. Chiediamo alla Asl che formi una commissione per verificare con urgenza se sono corrette le sospensioni fatte. Perché i conti non tornano». E i conti si riferiscono al fatto che in 15 giorni il distretto ha chiuso 785 cartelle. Su 1.115 assistiti, solo un terzo sono stati considerati appropriati.
«Chiediamo come sia possibile che la nuova commissione medica possa sconfessare il lavoro di quella precedente, che è della stessa azienda», chiede Pupillo, «com’è possibile che siano cambiati i parametri di valutazione delle cartelle in due giorni e che questi siano risultati talmente lontani da cestinare oltre 700 richieste. Poi vogliamo lumi su come la commissione medica sta lavorando per il ripristino dell’Adi perché secondo la normativa deve agire almeno con 3 medici ma ci sono segnalazioni da parte dei pazienti di verifiche fatte in situazioni anomale».
Per il sindaco il lavoro di verifica dell’appropriatezza dei servizi è giusto per stanare i furbi, ma è stata sbagliata la modalità perché bisognava avvisare i pazienti della sospensione e non cancellare il servizio a tutti per poi ripristinarlo (oggi sono 200 i casi Adi attivi). E la sospensione improvvisa ha avuto anche ripercussioni sul comune che, precisa il vicesindaco Pino Valente, «non ha responsabilità in merito ai tagli. Anzi, l’amministrazione sta facendo il possibile per aiutare le famiglie», aggiunge l’assessore alle politiche sociali, Dora Bendotti, che ha incontrato lunedì scorso i pazienti che usufruivano dell’Adi sociale che il comune eroga solo se c’è l’Adi sanitaria, e che sono rimasti senza aiuti.
«La Asl ci ha comunicato i nomi di coloro a cui è stata sospesa l’Adi sanitaria e quindi l’Adi sociale solo il 13 marzo su nostra richiesta», dice la Bendotti, «e solo allora ci siamo potuti attivare per cambiare il tipo di assistenza a circa 50 utenti. Alcuni pazienti sono stati inseriti nel servizio di assistenza domiciliare disabili, altri in quella domiciliare anziani, un utente è stato inserito in una struttura sanitaria assistenziale per l’aggravarsi della malattia. Una decina sta facendo la domanda dell’handicap». Cambiamenti che costano al Comune circa 80 mila euro fino al 31 dicembre.
Teresa Di Rocco
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