Allarme truffe, torna il finto maresciallo: portati via soldi e 20mila euro di gioielli 

Vittima una coppia di pensionati di via Salomone, in città è il secondo caso in pochi giorni. La trappola arriva via telefono: «Sua figlia ha causato un incidente, per liberarla bisogna pagare». E adesso i carabinieri veri danno la caccia a quelli falsi

CHIETI. Il trucco, banale ma terribilmente efficace, è sempre lo stesso: chiedere di pagare la cauzione per liberare un parente arrestato dopo aver provocato un grave incidente stradale. E poco importa se il nostro ordinamento giuridico non prevede nulla di tutto ciò: l’influenza di serie tv e film americani genera spesso il fraintendimento. La truffa del finto maresciallo dei carabinieri rischia di diventare un’emergenza anche a Chieti.
L’ultimo raggiro in città, più nel dettaglio in via Federico Salomone, ovvero alle porte del centro storico, è stato messo a segno nella settimana appena trascorsa: le vittime sono due anziani, moglie e marito, ai quali gli impostori sono riusciti a portare via 2.500 euro in contanti e ben 20.000 euro in gioielli. La stessa cosa era accaduta, pochi giorni prima, in viale Europa, vicino alla villa comunale. Se poi si aggiungono gli altri stratagemmi utilizzati dai malviventi (vedi i falsi tecnici del gas in azione qualche giorno fa a Brecciarola), i colpi si moltiplicano.
Si tratta di reati che, purtroppo, in molti casi restano irrisolti e che condizionano pesantemente l’autostima e il modo di vivere di chi li subiscono. Una delle armi più importanti resta la prevenzione, con vademecum, corsi antitruffa nelle parrocchie, convegni nei teatri, campagne con il coinvolgimento di attori-simbolo come Lino Banfi, il «nonno d’Italia». Ma non basta per fermare vere e proprie organizzazioni criminali, dietro alle quali spesso e volentieri si nasconde la camorra (come confermato da indagini più e meno recenti), che fornisce ai telefonisti manoscritti con le regole e le frasi «a effetto» da pronunciare per ingannare i pensionati, inducendoli a consegnare denaro e preziosi agli emissari del gruppo. Un mix di cortesia e decisione, allarmismo e rassicurazione che finisce per suggestionare le persone più fragili.
Ed è esattamente ciò che è accaduto alla coppia di via Salomone, che in contemporanea ha ricevuto la chiamata-trappola sia sul cellulare che sull’utenza fissa. «Pronto signora, sua figlia ha causato un incidente in cui è rimasta ferita una persona», è il senso di quelle parole. «Lei sta bene, ma l’altro è in ospedale. Sua figlia è in caserma, per rilasciarla bisogna pagare». E il finto maresciallo ha convinto gli anziani coniugi – lui 80 anni e lei 73 – a raccogliere banconote e gioielli di famiglia e a metterli nelle mani di un altro sedicente militare in borghese che, di lì a poco, ha citofonato alla loro abitazione.
Il resto è il solito copione: lo scoperta del raggiro, la denuncia in caserma, la sensazione di impotenza e vergogna provata dalle vittime. E ora i carabinieri veri indagano sui carabinieri finti inseguendo i pochi indizi lasciati da questi truffatori senza scrupoli.
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